Il referendum contro i megastipendi e i bonus milionari ha stravinto: indignati dall’avidità di top manager che hanno incassato somme astronomiche, gli svizzeri hanno oggi lanciato un segnale chiarissimo sostenendo con uno storico 67,9% % di voti l’iniziativa popolare lanciata da un piccolo imprenditore per porre un freno alle “retribuzioni abusive” e vietare liquidazioni e ‘paracaduti’ dorati per i vertici delle aziende quotate in borsa.

“Sono orgoglioso del popolo elvetico. E’ stata una bella dimostrazione di democrazia. Una vittoria contro avversari potenti che hanno paventato terribili conseguenze economiche e occupazionali con campagne di stampa aggressive e tendenziose”, si è rallegrato stasera il “padre” del referendum, il 52enne Thomas Minder, a capo di un’impresa familiare nel cantone di Sciaffusa (nord-est) e parlamentare conservatore indipendente. Ed è vero che il chiaro verdetto delle urne è giunto al termine di una campagna intensa, che ha visto i partiti di centro destra, ma soprattutto la potente Federazione svizzera delle imprese, Economiesuisse, investire milioni per tappezzare la Svizzera con manifesti per mettere in guardia dal pericolo di licenziamenti e la morte del modello svizzero provocati da un’approvazione dell’iniziativa. Per i fautori del No, la proposta approvata oggi doterà la Svizzera “del diritto degli azionisti più restrittivo al mondo”. Ma questo ed altri argomenti non hanno fatto breccia. Tutti i 26 cantoni hanno approvato l’iniziativa: un’unanimità piuttosto rara nel Paese di 8 milioni di abitanti, dove convivono lingue e culture diverse. Un vero e proprio tsunami con punte del 77,1 % nel canton Giura e che ha superato la soglia del 70%, anche a Zurigo (70,2%), capitale economica della ricca Svizzera.

 

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