NAPOLI – Il gip Marina Cimma ha respinto la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e Sergio De Gregorio rimettendo gli atti al pm. Lo si è appreso da fonti della difesa degli indagati.
“Le indagini svolte, per quanto complete, non consentono di ritenere allo stato superflua la celebrazione dell’udienza preliminare in vista della celebrazione del dibattimento”. Così scrive il gip Marina Cimma nell’ordinanza con cui ha respinto la richiesta di giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi. Il giudice ha accolto alcune osservazioni avanzate dal collegio di difesa composto dagli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini, legali del Cavaliere, Gaetano Balice, che assiste Valter Lavitola, e Carlo Fabbozzo, difensore di Sergio De Gregorio. Per il gip le prove acquisite non depongono univocamente nel senso della sussistenza dell’ipotesi della corruzione piuttosto che quella del finanziamento illecito. Manca l’evidenza della prova del reato di corruzione, mentre sussistono gli elementi per ritenere che le somme erogate da Berlusconi a De Gregorio erano destinate a sostenere il suo movimento “Italiani nel mondo”: è in sintesi quanto sottolinea il gip Marina Cimma nel provvedimento con cui ha respinto la richiesta di giudizio immediato. “All’esito di un’attenta ed approfondita disamina delle dichiarazioni rese da De Gregorio non può farsi a meno di evidenziare che la prova circa l’esistenza di un accordo corruttivo intervenuto tra gli imputati è tutt’altro che evidente, attesa la genericità di tali dichiarazioni in merito alle modalità ed ai tempi dell’accordo”. Per il giudice “se ne desume che le somme corrisposte a dire di De Gregorio da parte di Berlusconi per il tramite di Lavitola erano destinate a finanziare il movimento politico al punto che lo stesso De Gregorio ha ribadito che gli sarebbero bastati tre milioni di euro per “rilanciare la forza politica” e che ovviamente “Berlusconi non sapeva che la maggior parte di questi soldi servivano per coprire i buchi di cassa”.