A cinque giorni dall’inizio delle votazioni per il Quirinale, prende fuoco la partita sul prossimo capo dello Stato tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, in caso di stallo totale, teme la sorpresa di una convergenza di voti del Pd e dei 5 stelle su Romano Prodi. Uno scenario inviso all’ex premier che, dopo aver bocciato pubblicamente oggi una ipotesi di questo tipo, starebbe studiando delle contromisure nell’evenienza, ora un po’ meno lontana, che si arrivi a ridosso del 18 aprile ( il primo giorno delle votazioni per il nuovo presidente della Repubblica) senza un accordo blindato con il Pd.

Contromisure che potrebbero rimettere in pista, sarebbe stato il ragionamento fatto da Berlusconi nelle ultime ore con i suoi, il nome dell’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, su cui difficilmente un Partito democratico diviso potrebbe dire no. Intanto iniziano a dischiudersi le ‘rose’ dei nomi per i candidati al Colle. Martedì o mercoledì dovrebbe esserci l’ultimo giro di ‘consultazioni’ tra Bersani e Berlusconi, con uno stato dei rapporti tra i due leader ora al minimo storico. Dopo l’attacco degli hacker, è finalmente ufficiale la top-ten uscita dalle ‘quirinarie’ telematiche dei Cinquestelle che calano i loro assi. In pole-position ci sono nomi come quello di Prodi, Emma Bonino, Stefano Rodotà e – va da sé – quello di Beppe Grillo. Ma molti attivisti stellati sono insorti perché li ritengono espressione della vecchia politica e del voto di infiltrati del Pd. Martedì ci sarà lo spareggio finale e si conoscerà il prescelto di M5S. In casa Pdl, i nomi graditi – sui quali potrebbe arrivare il via libera a Bersani, oltre all’eventuale ‘ mossa del cavallo dell’ex premier – sono ancora quelli di Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Franco Marini, Anna Finocchiaro. Tutte personalità di caratura politica e dal profilo non giustizialista che vengono contrapposte a Prodi, il nome più accreditato per la buona riuscita del governo di cambiamento di Bersani se con il Pdl permarrà fumata nera. Ancora oggi sul nome del ‘professore’ si é concentrato il fuoco di fila del Pdl. Nel comizio di Bari, Silvio Berlusconi ha invitato all’espatrio se al Colle salirà il padre dell’Ulivo. A sorpresa, Roberto Maroni ha annunciato che martedì si saprà chi è lo sfidante che la Lega mette in pista. Sarà un nome – uomo o donna, non si sa – che viene dal mondo del lavoro, twitta il segretario dei lumbard che boccia senza appello il ventaglio Monti, Prodi, Amato. Per il leader di Centro Democratico, Bruno Tabacci, dopo il ‘ritiro’ di Monti dalla politica attiva, i nomi dal necessario profilo internazionale sono solo quelli di Prodi e Amato. Tra le novità, l’endorsement di Achille Occhetto per Bonino, nonostante la sua firma già spesa per Rodotà. L’ex garante della privacy – uno dei nomi che potrebbero fare da ‘cerniera’ tra centrosinistra e M5S – ha opposto un ‘no comment’ al gradimento che sta registrando la sua candidatura e ha ricordato che da sempre non ama la “personalizzazione”. Tra chi continua a sfilarsi, c’è anche Dario Fo che dai grillini è stato molto votato e che oggi ha ribadito la sua indisponibilità per via dell’età avanzata. Nella virtuale gara, al momento, per il Colle, ci sono anche Sergio Mattarella e Franco Marini.

 

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