CASERTA – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa congiunta dei MeetUp “Caserta 5 Stelle” e “San Nicola La Strada a 5 Stelle” sui fatti di Lo Uttaro e sulla “New Ecology”.
La questione Lo Uttaro diventa sempre più complessa tra permessi prima accordati e poi avversati, chi ne paga le conseguenze è il cittadino, come sempre. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, riportando la cronologia degli avvenimenti a partire da marzo del 2011 quando la New Ecology presenta la richiesta per l’autorizzazione del sito di stoccaggio per rifiuti – pericolosi e non – alla Regione Campania, da ubicarsi in località Lo Uttaro.
La Regione, per avviare il procedimento amministrativo di autorizzazione, indice una Conferenza di servizi per il 21/07/2011 a cui partecipano i responsabili degli uffici regionali competenti e i rappresentanti delle Autorità d’ambito e degli enti locali interessati. I presenti alla riunione sono: Asl, Arpac, l’amministratore della ditta New Ecology srl, il responsabile del procedimento per la Regione e il geometra Bruno Broccoli per conto della Provincia di Caserta. Il Comune di Caserta ritiene opportuno non partecipare. In questo contesto la riunione si conclude con il rilascio dell’autorizzazione. Passa poco più di un mese e inizia la commedia degli equivoci e, con un abile palleggio delle responsabilità, si dà il via a uno scaricabarile sulla paternità di questa concessione. Infatti, il presidente della provincia Zinzi comunica che intende revocare il parere favorevole reso in sede di conferenza di servizi dichiarando che “la Provincia si opporrà in maniera unita e compatta, con forti iniziative di carattere politico, alla realizzazione di questo sito in località Lo Uttaro, e chiede subito alla Regione Campania di bloccare il progetto che ne prevede l’istituzione”. Poi è la volta della Regione Campania che con una dichiarazione dello stesso Assessore al ramo Romano afferma che “sulla questione nessuna indicazione è stata espressa dalla Regione, alla quale spetta l’unico compito di acquisire pareri, non di esprimerli”. E infine il Comune di Caserta, che oltre a non partecipare a tale Conferenza né a sollevare questioni di legittimità o di merito, si limita a trasmettere un telefax con il quale manifesta il proprio diniego all’autorizzazione in quanto non è stato rilasciato “il decreto di classificazione di industria insalubre”. Di fronte a questa pantomima appare evidente che la costruzione di questo Sito di Stoccaggio diventa sempre più concreta. Inizia a montare la protesta e l’indignazione della cittadinanza non solo del Capoluogo, ma anche dei Comuni confinanti con la zona interessata, tanto che due cittadini insieme ad alcune associazioni presenti sul territorio si fanno promotori di un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Preso atto di tanta determinazione anche il Comune di Caserta decide di ricorrere al Tar. I ricorsi vengono rigettati, evidenziando, seppur ce ne fosse bisogno, un ritardo imbarazzante da parte dell’ente Provincia nel dotarsi di un Piano provinciale rifiuti, redatto dalla II Università degli Studi di Napoli – Facoltà di Scienze Ambientali – di cui ne fa propria la proposta, ma non la adotta. E in merito alla mancanza del decreto di classificazione di industria insalubre, ovvero l’oggetto che motiva il diniego all’autorizzazione della realizzazione del sito di stoccaggio da parte del Comune di Caserta, i giudici del Tar liquidano il rilievo con un puntuale rimando alla legge di riferimento: “prima dell’inizio dell’attività devono essere acquisiti, ove necessari, tutti i permessi, le autorizzazioni e le concessioni di legge; in particolare la ditta, prima di iniziare l’attività, dovrà dotarsi del decreto di classificazione di industria insalubre”. In pratica, sarebbe stato sufficiente prendere visione per tempo dell’Art.216 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie. La storia assume toni grotteschi quando il Comune di Caserta avendo deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato, dà vita a una polemica con il proprio avvocato Labriola che dichiara di non aver avuto la documentazione richiesta. Il Consiglio di Stato rigetterà poi la sospensiva.
In questa storia dove tutte le parti in causa – La Provincia di Caserta, La Regione Campania, il Comune di Caserta – sembra che non abbiano responsabilità, rimane un fatto sconcertante, la New Ecology ottiene l’autorizzazione che cercava. Di certo c’è che, nelle sedi opportune, dove gli Enti Locali avrebbero potuto affermare con durezza la loro contrarietà, il Comune di Caserta non si presenta mentre la Provincia di Caserta dà parere favorevole. Bisogna sottolineare infine che, per una verità processuale le “CARTE” dicono che il sito di stoccaggio è ubicato a soli pochissimi metri da quella “Vasta Area” da bonificare. A questo punto bisogna ricordare che la salute pubblica è una priorità assoluta e come tale deve essere tutelata con forza dalla Politica nel momento in cui è chiamata a effettuare delle scelte. Sebbene manchi il “Registro dei Tumori” che ne potrebbe ufficializzare i dati, è notorio che la mortalità nelle zone confinanti Lo Uttaro è dovuta a una forte incidenza di tumori. E qui giova ricordare la denuncia di don Marco Fois, parroco a San Nicola la Strada, gridata il Venerdì Santo u.s durante “l’Adorazione della croce” – “la mortalità per cause tumorali a San Nicola la Strada supera il 60%”. Certo, non sono dati scientifici, ma sono dati raccolti da don Marco frequentando tutte quelle famiglie che nell’ultimo anno hanno vissuto questo dramma.
È ora che la Politica, tramite chi Amministra la cosa pubblica, si faccia davvero portavoce del Popolo che rappresenta; quel Popolo che ha espresso una netta contrarietà alla realizzazione di questo Sito, e si assuma la responsabilità di revocare quel permesso concesso. È ora che la Politica a Caserta nel suo insieme si faccia promotrice affinché la messa in sicurezza di quella “Vasta Area” abbia inizio e che finalmente si disinneschi quella “Bomba” ecologica tristemente nota come Lo Uttaro. È ora che la Provincia adotti finalmente quel piano provinciale dei rifiuti e che il Comune apporti quella variante al piano Regolatore indicando che giammai quei terreni possano ospitare rifiuti alcuni. Non lasciamo che delle sentenze determinino e aggravino ancor di più il luogo dove viviamo. Vogliamo che sia la Politica che, con scelte consapevoli e condivise, individui ciò che è meglio per la comunità che amministra.