NAPOLI – Si è riunita a palazzo Santa Lucia la Giunta regionale della Campania presieduta da Stefano Caldoro. Su proposta dell’assessore all’Ambiente Giovanni Romano sono state approvate due proposte di legge sui rifiuti, una relativa al riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati, l’altra sull’adozione di misure straordinarie per la prevenzione e la lotta al fenomeno dell’abbandono e dei roghi di rifiuti.
Sempre su proposta di Romano, è stato prorogato al 31 dicembre 2013 il termine per la presentazione dell’autodenuncia necessaria a regolarizzare la realizzazione di derivazioni abusive da corpi idrici sotterranei e superficiali. Su proposta dell’assessore al Turismo Pasquale Sommese sono state prorogate al 30 settembre le gestioni commissariali degli Enti provinciali per il Turismo e delle Aziende di Cura e Soggiorno.
“L’approvazione da parte della Giunta regionale della proposta di legge per il riordino del sistema gestionale dei rifiuti rappresenta il punto di partenza del processo di riordino dell’intero ciclo. Essa trasferisce ai Comuni la competenza esclusiva gestionale di tutte le parti del sistema, dal prelievo e trasporto dei rifiuti al loro smaltimento finale, così come ha stabilito definitivamente la normativa statale. Ma la delibera varata oggi rappresenta anche un passaggio fondamentale verso la tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori dei Consorzi.” Così l’assessore all’Ambiente di Palazzo Santa Lucia Giovanni Romano, che illustra le caratteristiche principali contenute della proposta di legge.
“Si propone – dice Romano – di suddividere il territorio regionale in 7 Ambiti Territoriali Ottimali: 4 di questi ATO coincidono con i confini amministrativi delle Province di Avellino, Benevento, Salerno e Caserta. Per la provincia di Napoli, il cui bacino di utenza è nettamente più vasto, in attesa della definizione dell’Area Metropolitana, è stata prevista la suddivisione del territorio in tre ATO, ognuno dei quali costituisce un bacino di circa un milione di abitanti. All’interno di ogni ATO è stata poi operata una ulteriore suddivisione in base alle peculiarità territoriali e sono stati individuati 35 Sistemi Territoriali Operativi (STO), aree geografiche omogenee per quantitativi di rifiuti prodotti, densità abitativa, caratteristiche morfologiche e possibilità di utilizzo degli impianti. I Comuni, dunque, svolgeranno le funzioni di organizzazione del servizio loro attribuite dalla legge, in forma obbligatoriamente associata: toccherà alle Conferenze d’Ambito (enti di governo degli ATO) pianificare il servizio, attuarlo e determinare la tariffa. I Comuni dovranno rispettare una tempistica molto stringente per decidere l’adozione della soluzione organizzativa ritenuta più idonea ed afficace.
“Per quanto riguarda il personale, la legge prevede il divieto di procedere a nuove assunzioni per lo svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti fino al completo reimpiego delle unità dei Consorzi di Bacino. Il personale, oltre ai normali servizi di raccolta, può anche essere utilmente impiegato
per l’assolvimento dei compiti di vigilanza ambientale, di prevenzione del fenomeno di abbandono incontrollato di rifiuti, di controllo della qualità del servizio e di gestione degli impianti a supporto del ciclo, con particolare riferimento ai centri di raccolta, agli impianti di valorizzazione delle diverse frazioni merceologiche e di trattamento della frazione organica. Questa norma necessita di un sostegno normativo nazionale anche per consentire l’accesso alla cassa integrazione straordinaria per quel personale che, per effetto delle disfunzioni degli ultimi dieci anni, oggi non è stabilmente impegnato in attività operative. Abbiamo già avviato con il ministero dell’Ambiente una intensa interlocuzione per raggiungere tale obiettivo e confidiamo molto sulla sensibilità e l’attenzione del ministro Orlando.
“E’ una ipotesi di legge regionale che, in coerenza con la normativa statale sulle competenze e sui servizi pubblici locali, lascia ai Comuni la massima libertà di organizzazione del ciclo, senza imporre modelli calati dall’alto e rispettando la forte eterogeneità territoriale della Regione. Occorre però rispettare i tempi stabiliti per le decisioni e la conclusione dei processi amministrativi e, nello stesso tempo, rispettare gli obiettivi posti dalla legge in materia di raccolta differenziata, riduzione dei rifiuti, riutilizzo e miglioramento della qualità delle raccolte per ridurre le quantità da smaltire. Sotto questo punto di vista, l’autonomia decisionale dei sindaci deve necessariamente coniugarsi con il principio della responsabilità istituzionale considerato che i Comuni, per legge, sono gli unici soggetti preposti a gestire tutte le fasi del ciclo”, conclude l’assessore.