Tre feriti per colpi di pistola a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, in una giornata segnata da incidenti e caos. Un ultrà della Roma, Daniele De Santis, anche lui ferito e ricoverato in ospedale con una gamba rotta, accusato di aver fatto fuoco: per lui in nottata è scattato un provvedimento restrittivo. Gli spari nel pomeriggio, nei pressi di Viale Tor di Quinto, vicino allo stadio Olimpico. Vittime tre tifosi napoletani: uno dei tre, Ciro Esposito, trentenne, è gravissimo. Un proiettile ha raggiunto la colonna vertebrale ed è stato estratto durante un delicato intervento chirurgico. La sua situazione è definita dai medici “stabile, ma critica”. Gli altri coinvolti sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano. I feriti sono stati soccorsi dalla polizia, che ha anche recuperato la pistola che ha sparato. A notte non era ancora del tutto chiara la dinamica. La questura in un primo momento aveva fatto sapere che il ferimento non sarebbe da “collegare a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali”. però, con il passar del tempo, ha preso piede e si è concretizzata la pista della lite tra ultrà che è poi drammaticamente degenerata. I fatti si sono verificati nei pressi di un’area verde – dove c’è il “Ciak”, un ex locale – vicino allo stadio Olimpico. Qui, secondo la dinamica al momento più accreditata, De Santis avrebbe prima provocato alcuni tifosi partenopei e poi, dopo la loro reazione violenta, avrebbe fatto fuoco. L’ultrà è stato interrogato a lungo nell’ospedale dove è ricoverato e per lui, a notte, è scattato il fermo. Gli investigatori, infatti, ritengono di aver raccolto elementi sufficienti per indiziarlo del triplice ferimento. L’uomo non è sconosciuto alle forze di polizia. Fu infatti coinvolto, secondo quanto si è appreso, in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un’auto della polizia. L’ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco. Stasera allo stadio c’era anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. “Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza”, ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all’arrivo allo stadio Olimpico. Roma è stata ‘invasa’ da decine di migliaia di tifosi giunti da Napoli e Firenze. La giornata è stata caratterizzata da incidenti tra i tifosi e tafferugli: una decina complessivamente i feriti. La tensione è salita nel tardo pomeriggio, quando sono cominciati gli scontri tra i supporter delle due squadre, cui avrebbero partecipato anche ultras della Roma, e tra questi e le forze dell’ordine. Contro gli agenti che scortavano le tifoserie perché non venissero a contatto, nei pressi di Ponte Milvio, sono stati lanciati bottiglie ed oggetti vari. Tafferugli tra i gruppi di sostenitori si sono verificati in altre zone vicino all’Olimpico. Anche nello stadio, poi, ci sono stati lanci di petardi e bombe carta. Naturalmente la partita si è poi giocata in un clima di palpabile tensione sugli spalti. Un capo tifoso del Napoli, seduto su una grata della curva Nord, ha partecipato alla convulsa trattativa che ha preceduto l’inizio dell’incontro. E’ stato lui, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, che ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare l’assenso all’inizio della partita quando i funzionari delle forze dell’ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.

 

 

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