AVELLINO – La Federazione della sinistra di Avellino interviene sull’accordo che ha chiuso la vertenza Irisbus sancendo la chiusura dello stabilimento. “L’epilogo temporaneo e negativo della vertenza IRISBUS, impone un’attenta riflessione critica, a cominciare dalla travagliata storia di questo stabilimento che ha mutato profondamente la natura di un territorio a vocazione agricola. Stabilimento accettato favorevolmente solo per le promesse occupazionali iniziali che non solo non si sono mai concretizzate, ma sono state addirittura ridotte fino al dimezzamento delle unità impegnate originariamente a causa di diverse ristrutturazioni e dell’abolizione di alcune linee di produzione. Le responsabilità che hanno portato alla chiusura attuale sono multiple. I partiti di governo, le istituzioni locali e regionali in mano agli stessi partiti di governo e le organizzazioni sindacali nulla hanno saputo o voluto fare per evitare gli esiti negativi a cui assistiamo oggi, nonostante la disperata resistenza di “un’avanguardia operaia” che negli anni ha tentato caparbiamente di mantenere alta l’attenzione sui destini della fabbrica e dell’intera Irpinia, nell’indifferenza generalizzata e spesso supina anche tra gli stessi lavoratori.

La sottoscrizione dell’accordo del 2 novembre è l’emblema della debolezza accumulata nel tempo. La FIAT, assorbito l’urto di un risveglio imprevisto quanto straordinario dei lavoratori, forte della linea subalterna assunta dalle organizzazioni sindacali locali in evidente difficoltà, del sostegno del governo e sfruttando la scontata debolezza economica degli operai senza stipendio, ha tirato fuori l’arma della provocazione del 15 ottobre per preparare le mosse successive: provvedimenti disciplinari e improbabili denunce penali per spaventare e dividere i lavoratori ed il movimento di solidarietà attorno ad essi che si stava cominciando a creare. I vertici provinciali di FIM – FIOM – UILM- FISMIC sottoscrivendo l’accordo che decreta la chiusura incondizionata dello stabilimento, hanno dimostrato di non avere a cuore i destini dell’Irpinia, dichiarando la loro completa subordinazione agli interessi padronali e ad una logica economica che mira esclusivamente al profitto di pochi superricchi e non al rispetto della dignità di chi lavora, così come è invece garantito dalla nostra Carta Costituzionale. Con quella firma hanno perso anche qualsiasi ruolo di rappresentanza dei lavoratori e a parlare e trattare in loro nome.

In questo momento sembra che l’unica speranza di una riapertura dello stabilimento sia legata alla trattativa con il colosso cinese AMSIA MOTORS, che promette rilancio produttivo e quindi forti prospettive occupazionali. Anche su questo aspetto le notizie non sono chiare e nulla di certo c’è per i lavoratori.

Noi siamo fermamente convinti che, a prescindere dall’esito della negoziazione con l’AMSIA, il problema sia tutto politico. Riteniamo pertanto che il Governo debba assumersi tutte le sue responsabilità al riguardo, sia opponendosi alle scelte scellerate della FIAT che, nonostante le notevoli somme ricevute negli anni insiste nell’opera di smantellamento degli insediamenti produttivi, soprattutto nel Mezzogiorno, sia all’urgente necessità di rinnovo del parco macchine nazionale, attualmente obsoleto e inquinante per immissioni e presenza d’amianto, causa di imminenti e pesanti sanzioni europee, sia facendosi carico del futuro della Valle Ufita e dell’Irpinia, tuttora violentata e destinata ad essere solo una discarica di spazzatura ed un luogo da cui emigrare.

Il nostro auspicio è che il confronto con gli aspiranti acquirenti si concluda con esiti giusti e positivi per i lavoratori. Ma se ciò non dovesse accadere noi continueremo a rivendicare, quale unica possibilità valida, la nazionalizzazione dell’Azienda, considerando sia che lo stabilimento è un ”bene comune” perché realizzato con fondi pubblici, sia l’alta specializzazione tecnica e professionale dei lavoratori che sono una eccellenza in tutta Europa.

Come sempre,saremo al fianco delle operaie e degli operai.

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