“L’allarme epidemia in Emilia Romagna? Mi sembra esagerato, ormai si usa la parola epidemia per indicare un po’ tutto. Sicuramente ci sono rischi di gastroenteriti isolate anche forti, che comunque si risolvono in pochi giorni, a causa dei batteri intestinali contenuti nell’acqua della fognatura mescolata a quella dei fiumi che hanno rotto gli argini. Ma è importante seguire norme igieniche precise”. Sono le parole pronunciate da Massimo Ciccozzi, epidemiologo del Campus Biomedico di Roma, circa l’allarme sulle infezioni dovute allo straripamento delle acque reflue a seguito delle inondazioni in Emilia Romagna. Ciccozzi dà una sorta di vademecum di accortezze da seguire: “È fondamentale non maneggiare il fango con le mani nude, ma usare i guanti. Non bisogna andare a piedi scoperti o in ciabatte ma indossare gli stivali. Non va bevuta l’acqua dei pozzi. Quando tutto sarà asciugato, è necessario analizzare l’acqua del pozzo prima di berla. Le mani vanno sempre lavate. Le mascherine? Non le ritengo necessarie – continua – a meno che non ci si trovi nelle vicinanze di carcasse di animali mischiate col fango, ma anche in quel caso non c’è un pericolo respiratorio. L’infezione avviene per contatto: se tocco qualcosa di infetto e mi metto la mano in bocca o un dito nell’occhio, in quel caso il rischio che mi possa prendere una gastroenterite è alto”. L’epidemiologo esclude anche il rischio di epidemia da epatite A: “Io non lo vedo, come stanno dicendo tutti. Una epidemia da epatite A si ha quando il 50% della popolazione ha l’epatite. Io invece vedo più un inquinamento ambientale, dovuto principalmente ai rifiuti scaricati dalle industrie nei fiumi e al loro mescolamento con le acque della fognatura. Vedo insomma questo pericolo, non rischi di epidemie. Il vero dramma è invece delle persone che hanno perso tutto”.

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