Quello che gli altri non dicono. In queste ore la politica italiana (ma anche la stampa di sinistra) si sta accorgendo del maxi-regalo che il governo Berlusconi ha preparato per Rai e Mediaset che a costo zero riceveranno 6 nuove frequenze.

L’opposizione con sommo ritardo si è accorta di questo progetto da conflitto di interessi, ma Pd e Idv omettono di dire che le frequenze del beaty contest sono attualmente occupate dalle tv locali, limitandosi a chiedere che venga svolta un’asta per fare cassa. Tutto ciò è inaccettabile in un paese che fa del pluralismo dell’informazione un principio costituzionale. Non è possibile cancellare con un colpo di gomma un intero comparto informativo, l’unico che vive e racconta i singoli territori. L’unico, insomma, che è al servizio dei cittadini  e che non fa del denaro e del profitto l’unica ragione di vita.

A settembre, il condizionale è d’obbligo, si svolgeranno due gare per l’assegnazione delle frequenze digitali: la prima è riservata agli operatori di telefonia mobile, mentre la seconda è un concorso di bellezza (beauty contest) per sei mux del digitale terrestre (in grado di trasmettere sei nuovi canali). In pratica i concorrenti che riceveranno i punteggi più alti (requisiti tecnici e commerciali) riceveranno a costo zero le frequenze. Facile immaginare chi in Italia ha il potere economico e finanziario per vincere il contest oltre la Rai. L’azienda di famiglia del presidente del consiglio.

Per porre rimedio a questo scandaloso esproprio a danno delle tv locali il governo ha previsto un piccolo risarcimento per gli editori. 240 milioni di euro da dividere tra tutte le emittenti che saranno costrette a smobilitare. Una cifra che non basterà a coprire neanche gli investimenti fatti per passare al digitale terrestre. Rigida anche la procedura prevista che, di fatto, impedisce i ricorsi al Tar e prevede l’intervento delle forze dell’ordine per sequestrare i ripetitori di segnale.

Un tempo c’era il messaggio a reti unificate. Domani ci sarà una tv massificata che non lascia spazio al pluralismo. Vi sembra di vivere in un paese normale?

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