La scure della Spending review non si abbatta indiscriminatamente sui più deboli e non si pensi a risparmiare anche “sulla pelle dei bambini”. E’ un appello accorato quello che pediatri e ben 34 associazioni lanciano in un Manifesto che sarà presentato al ministro della Salute, Renato Balduzzi. Un Manifesto per dire ‘no’ ad una politica dei risparmi che minaccia di peggiorare una situazione già critica. Dal Nord al Sud dell’Italia, infatti, sono sempre più numerosi i reparti di Pediatria chiusi, per effetto di tagli già in essere, o in chiusura, per effetto di nuove e imminenti restrizioni, mentre si rischia l’abolizione di una figura chiave come quella dell’infermiere pediatrico.

Qualche esempio: solo in Calabria sono stati chiusi 5 reparti di pediatria e altri 2 chiuderanno a breve. In totale, ne sono rimasti 11 contro i 18 preesistenti. In Lazio è chiuso il reparto di Anzio-Nettuno, e sta chiudendo la Pediatria di Latina per mancanza di pediatri. E in Molise, il reparto di pediatria dell’Ospedale San Timoteo di Termoli viene accorpato per i mesi estivi a quello di otorinolaringoiatra per permettere ai sanitari di andare in ferie. I bambini sotto il mese saranno assistiti nel reparto di ginecologia, sopra il mese andranno in reparto otorino. E’ a partire da questa situazione che nel ‘Manifesto per il diritto alla salute e al benessere dei bambini e degli adolescenti in Italia’ – promosso dalla Società Italiana di Pediatria (Sip) assieme a 34 soggetti come società scientifiche pediatriche, sindacati e associazioni di famiglie – si chiede dunque lo stop a qualunque taglio sulla spesa sociosanitaria per l’infanzia. Piena adesione all’iniziativa è arrivata anche dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. I tagli alla spesa sanitaria e sociale, denuncia il Manifesto, “stanno mettendo a rischio quel carattere di universalità e di specializzazione della Pediatria italiana che rappresenta una grande conquista di questo secolo”. E i segnali di questo pericoloso arretramento, affermano i pediatri, sono sotto gli occhi di tutti: reparti che chiudono, carenza di personale, trasferimento di bambini e adolescenti con malattie acute e croniche nei reparti con adulti. Non meno inquietanti, secondo le associazioni, i segnali che arrivano dalla Conferenza Stato-Regioni, dove è in discussione l’abolizione del Corso di Laurea di Infermiere Pediatrico. E una proposta giudicata “ancor più pericolosa” è quella, maturata in seno agli Assessorati regionali alla Sanità, di affidare ai medici generalisti l’assistenza sanitaria dopo il 6° anno di vita. “Quello che si sta mettendo in discussione – spiega il Presidente SIP Alberto Ugazio – è il diritto dei bambini di essere assistiti da personale specializzato e curati in ambienti ‘a misura di bambino’. Si tratta di conquiste di civiltà che fanno parte degli ultimi 50 anni di storia dell’Italia”. Il messaggio al governo è chiaro: “Promuovere la salute dei bambini di oggi – conclude il Manifesto – significa anche ridurre il numero di adulti e anziani malati di domani, destinati ad assorbire la quota di gran lunga più rilevante della spesa sanitaria”. Ciò a fronte di dati che parlano da soli: L’Italia, ricordano i pediatri, destina alla spesa sanitaria per i bambini fino a 14 anni il 2% della spesa sanitaria globale, ed ai benefici sociali per la famiglia ed i bambini poco più dell’1% del PIL, a fronte del 2,5% della Francia, 3,2% della Germania e 2,2% della media europea.

 

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