Enrico Stasi, 45 anni, di Castelvolturno, ritenuto vicino alla fazione Bidognetti del clan dei casalesi, e’ morto al carcere di Poggioreale la sera del 2 gennaio scorso e la Procura di Napoli ha aperto una inchiesta sul caso, affidata al pubblico ministero Giovanni Corona.

Questo perche’ la famiglia ha deciso di costituirsi parte offesa in quanto la cause del suo decesso, nonostante l’uomo fosse affetto da ben 18 patologie certificate, non e’ del tutto chiara. Oggi e’ stata disposta l’autopsia, e il medico legale ha chiesto 60 giorni per la relazione. I parenti del deceduto hanno nominato un legale che nelle prossime ore consegnara’ un esposto in Procura, dato che 15 giorni fa il perito nominato dal gip di Napoliaveva dichiarato lo stato di salute di Stasi “compatibile con il regime carcerario”, ritenendo che le cure potessero essere effettuate in un ospedale ma sempre in regime di detenzione. Ma da Santa Maria Capua Vetere, dove era detenuto, Stasi e’ stato trasferito al padiglione San Paolo del carcere di Poggioreale, dove la situazione e’ peggiorata fino al decesso. La famiglia denuncia anche di essere stata avvisata solo 24 ore dopo la morte del loro congiunto. L’uomo, 160 chili, era affetto tra l’altro da obesita’, ipertensione, diabete, bronchite cronica e ulcera varicosa. Era finito in carcere a meta’ novembre, nell’ambito di una inchiesta per estorsioni del clan nei confronti imprenditori balneari del litorale Domitio.

 

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