I ristretti della Casa Circondariale di Arienzo ritornano in scena con “Aspettando Sa Gennaro” per l’ultimo atto del progetto “Oltre le mura”, finalizzato all’inclusione sociale, sostenuto dal CSV ASSO.VO.CE con il Bando della Microprogettazione sociale 2014/2015. Lo spettacolo è stato realizzato interamente dai ristretti, a partire dalla scrittura fino alla messa in scena, ed è stato rappresentato in anteprima ad Officina Teatro di Caserta e successivamente a Lusciano con una mattinata per le scuole e alla Fondazione Leo Amici per i ragazzi con le problematiche legate alla tossico dipendenza. L’ultimo spettacolo, quindi, andrà i scena presso il teatro dei Padri Oblati sito in Piazza Aragona di S. Maria a Vico, nel giorno di sabato 8 aprile alle ore 18.30 con Ingresso libero. La voglia di poter regalare un’esperienza culturale ed emozionale, la necessità di dare alcuni mezzi adatti alla redenzione a persone in riabilitazione e la convinzione che attraverso il teatro si può giungere ad una catarsi, ha spinto il regista e attore Antonio Perna a portare in scena “Aspettando San Gennaro”. “Ambientare i due protagonisti\cavie in una gabbia”, racconta il regista, “mi è sembrata la scelta più vicina alla loro condizione umana che quotidianamente loro sentono addosso”. La speranza nel cambiamento, a volte forte a volte lontana, ha portato gli autori/detenuti alla realizzazione del testo, in parte modificato attraverso improvvisazioni o concetti più vicini agli attori. Testo allargato dalla presenza di un membro della comunità islamica, che ha portato ad inserire la questione musulmana, carnefice da un lato di episodi tristemente noti e vittima dall’altro nella discriminazione dei popoli e delle religioni che si trovano a condividere lo stesso paese. Il tutto viene espresso quasi sempre nella lingua napoletana, lingua vicina agli interpreti, permettendo loro di essere totalmente sinceri, donandoci un sorriso per poi, come nei classici della nostra tradizione, lasciare l’amaro in bocca. Le scenografie e i costumi sono realizzati dagli stessi detenuti attraverso il laboratorio dell’esperta Teresa Papa che spiega: “L’elemento predominante della scena è la gabbia, simbolo di una vita che soffoca e non ci rende liberi. I costumi surreali e onirici ci rimandano a fiabe, animali, giochi… e ci ricordano la vera natura dell’uomo. Un gioco di colori e di simboli che ci consentono di cercare la chiave della nostra gabbia, perché esiste, ed è nella nostra mente”. L’opera teatrale è la storia di due personaggi chiusi in una gabbia che aspettano un eventuale cambiamento. La società li osserva e commenta dall’esterno. Tra questi due mondi, un islamico cerca di inserirsi. “Aspettando San Gennaro”, nato da un laboratorio di scrittura teatrale con i ristretti della Casa Circondariale di Arienzo a cura di Gaetano Ippolito, punta lo sguardo sulla situazione che quotidianamente si trovano a vivere i detenuti: chiusi in una cella in attesa di un cambiamento che deve partire da loro, e che a volte viene ostacolato da loro stessi e da qualche componente della società che con parole o azioni inconsapevolmente li trasforma e ci trasforma in bestie chiuse in gabbia. Di fondo la credenza di aspettare che il cambiamento arrivi dall’alto, cosa che quasi mai accade e che catapulta i protagonisti, al momento della verità, al dover prendere una decisione, una decisione di azione o di attesa. Il testo è liberamente ispirato ad “Aspettando Godot” di Samuel Beckett. Il progetto è stato realizzato grazie alla dedizione e all’impegno della Direttrice della Casa Circondariale di Arienzo, la dottoressa Maria Rosaria Casaburo, del direttore aggiunto la dottoressa Marianna Adanti e dalle instancabili educatrici Maria Rosaria Romano e Francesca Pacelli.

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