Alle ripetute e infondate accuse di “diffondere nell’aria veleni e di produrre insopportabili miasmi” la dirigenza della Conti 3 – industria di presso-formati ubicata a San Leucio, dove il Gruppo Letizia Spa, di cui è parte, ha riportato in vita anche telai e produzione serica – ha deciso un ulteriore e si spera definitivo passo in direzione della verità. La dirigenza dell’azienda, infatti, nella speranza di porre definitivamente fine allo stillicidio di accuse che sistematicamente vengono mosse da “mestatori professionali di torbido” e, dunque, per rassicurare l’opinione pubblica e la popolazione del luogo, ha deciso di rendere pubbliche le misurazioni delle emissioni degli impianti produttivi effettuale dall’Arpac . Le misurazioni effettuate a più ripresa dall’Agenzia regionale per l’ambiente attestano, infatti, in maniera incontrovertibile valori di emissione in atmosfera che sono cento volte inferiori rispetto ai limiti di legge e, per alcune voci, addirittura non rilevati perché inesistenti. “E’ appena il caso di notare, aggiungo, che negli ultimi mesi l’azienda è stata controllata esattamente 16 volte dai diversi organi di controllo statali, quasi una volta al mese”, dichiara il Ceo del Gruppo, Marco Bartolomeo Letizia, “per cui viene naturalmente da chiedersi: ma con quale coscienza si continua ad accusarci?. E soprattutto, per quali oscuri o inconfessabili motivi?”. La convinzione generale, invero, è che per come si sta sviluppando è come se taluni, in questa brutta vicenda, fossero impegnati in tutt’altra direzione che nella ricerca della verità. “La sensazione, insomma, è che, nella migliore delle ipotesi, si cerchi il pretesto per continuare a strumentalizzare politicamente il tutto. Una strumentalizzazione, però, che a me pare davvero di bassa lega”, aggiunge Marco Letizia. Il numero uno del gruppo industriale, infatti, ripercorre le tappe di quella che è stata finora una faticosa e pressoché inutile “operazione trasparenza” avviata sia per tranquillizzare l’opinione pubblica e sia, soprattutto, per restituire serenità ai dipendenti, che in questo clima di caccia alle streghe temono per il posto di lavoro. “Dall’orchestrazione di questa campagna di diffamazione”, infatti, aggiunge il Ceo, “l’azienda sta ricavando danni economici e di immagine”. Per difendersi dagli attacchi mossi a più riprese dai rappresentanti della Pro loco, della politica, dei comitati di protesta l’azienda ha aperto le porte della fabbrica all’opinione pubblica, ma invano. “Mi chiedo – sottolinea il patron del Gruppo – occasione migliore, volendo, sarebbe stata quella di toccare con mano e scoprire la verità? Nella circostanza però non abbiamo visto nessuno di questi signori. Qui se c’è una cosa che puzza – aggiunge – a me pare il comportamento non proprio lineare di queste persone”. A proposito di miasmi, poi, il vertice della Conti 3 ricorda di aver depositato già mesi addietro un esposto alle autorità competenti denunciando appunto il fastidio di cattivi odori in particolari condizioni atmosferiche. “Mi piacerebbe sapere se altre e più impegnate coscienze civiche hanno fatto la stessa cosa”, sottolinea Letizia. Il quale ricorda pure che quando il gruppo industriale ha acquisito la preesistente dismessa fabbrica, l’area e i capannoni erano nel più totale degrado e abbandono: “Il sito di presentava come una discarica a cielo aperto, che abbiamo dovuto recuperare al decoro che merita e finanche sanificare. “Degrado e abbandono che all’epoca non mi pare abbia disturbato, però, più di tanto le coscienze e la sensibilità civile taluni rappresentanti della Pro loco, della politica o di sedicenti comitati civici”. “Adesso però basta – conclude Marco Bartolomeo Letizia –. Con la pubblicazione delle analisi dell’Arpac se qualcuno pensa di poter continuare impunemente a diffamarci e sabotarci sbaglia. Dopo mesi di paziente sopportazione, è mio preciso dovere tutelare il livello occupazionale, il futuro dei miei dipendenti, delle loro famiglie ed il buon nome dell’azienda. E dunque adire le vie legali nei confronti di quanti continueranno, direttamente o indirettamente, a spargere veleni, questi sì, sia pure solo verbali, ma non per questo meno dannosi. Guai, perciò, ai calunniatori ed ai finti Don Chisciotte”.

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