Utilizzava una ditta di trasporti di Vaglia (Firenze) come societa’ filtro per ripulire denaro sporco. In questo modo, tra l’ottobre del 2004 e il maggio del 2005, la camorra ha riciclato in Toscana 1,7 milioni di euro. L’azienda fiorentina riceveva il denaro a titolo di pagamento per fatture false, emesse per trasporti inesistenti, poi lo restituiva appaltando i servizi -mai eseguiti- ad altre imprese, di fatto controllate da un imprenditore campano affiliato alla camorra.

A conclusione delle indagini, condotte dalla guardia di finanza di Firenze, sono 11 persone per le quali il pm Pietro Suchan ha richiesto il rinvio a giudizio per i reati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, truffa, fatturazione per operazioni inesistenti e presentazione di dichiarazioni fiscali infedeli. Tra gli indagati anche il titolare della ditta di Vaglia, un fiorentino di 66 anni, e un imprenditore campano di 51, residente a Vignola (Modena), secondo gli inquirenti l’ideatore del complesso sistema di fatture false. In base a quanto accertato,l’uomo, gia’ arrestato nel 2007 per traffico di stupefacenti, era il tramite tra la ditta fiorentina ed esponenti della camorra, riconducibili sia ai clan Ruocco e Fabbroncino che a quello dei Casalesi. Di fatto l’imprenditore campano controllava sia le societa’ (con sede a Napoli, Forli’, in Repubblica Ceca e in Francia) che commissionavano i falsi trasporti, sia le imprese, dette ‘subvettori’, che avrebbero dovuto in teoria eseguirli materialmente. Cosi’, sfruttando le precarie condizioni finanziarie della ditta di Vaglia, aveva ideato in sistema che permetteva di ‘ripulire’ il denaro sporco facendole conseguire guadagni extra. Secondo gli accordi,l’imprenditore fiorentino otteneva una commissione di 80/100 euro per ogni falso viaggio fatturato, oltre al credito iva (pari complessivamente a 300.000 euro) per le fatturazioni a committenti esteri. A far scattare le indagini, nel gennaio del 2006, una denuncia, presentata dallo stesso imprenditore fiorentino contestualmente al fallimento della sua azienda: da alcuni mesi la sua societa’, truffata dalla camorra, non riceveva piu’ denaro da riciclare, ma veniva costretta proseguire nel pagamento dei falsi trasporti, per oltre 5,4 milioni di euro. Nel corso della indagini, coordinate dalla dda di Firenze, sono state denunciate altre 13 persone. Proprio un filone investigativo di tale indagine, aveva permesso alla Dda di Bologna ed ai finanzieri del Gico del Nucleo Pt di Bologna di arrestare nel marzo 2010 20 affiliati e fiancheggiatori del clan dei Casalesi, da anni stabilizzatisi nel Modenese.

 

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