Il boss dei Casalesi arrestato ieri a Casapesenna nel suo covo, Michele Zagaria, “era a capo di una schiera di circa 100 uomini”. La stima e’ del pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Catello Maresca, che questa mattina si e’ di nuovo recato in via Mascagni, nella villetta del bunker, per coordinare nuove perquisizioni e sopralluoghi nel covo di 20 metri quadrati usato dal capoclan da almeno 2 anni.

La ristrutturazione dell’immobile, infatti, risale al 2009, quando il proprietario, Vincenzo Inquieto, aveva fatto costruire anche la stanza mobile, una sorta di ripostiglio-lavanderia che scorreva su due binari fino ad arrivare a circa 5 metri di profondita’. Dal bunker questa mattina sono stati portati alla luce dai poliziotti di Casal di Principe un server capace di contenere migliaia di dati, il libro di Steve Jobs con copertina bianca, abiti firmati, Rolex e un I-Pad. Per Maresca, Zagaria trovava rifugio in quella casa da circa due anni, appunto. L’abitazione, un fabbricato rustico, aveva qualche pretesa nell’allestimento degli interni, con fotografie di Antoine Perigot alle pareti dipinte di celesti e viola che sono state sfondate dai poliziotti. Gli investigatori stanno concentrando la loro attenzione sull’ingegnere che ha progettato la ristrutturazione, ma anche sul contenuto dei file presenti nel computer e nel server nero altro circa un metro che e’ stato trovato nel bunker. In paese, questo pomeriggio, si e’ radunata una piccola folla di cittadini, prevalentemente uomini, che sfogliavano i vari quotidiani nazionali e locali commentando la notizia della cattura del boss. “A noi non ci fa ne’ caldo ne’ freddo”, ha risposto un anziano ai giornalisti che chiedevano se la popolazione era contenta dell’arresto del boss.

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