A lui si devono le indagini sugli affari immobiliari dei Casalesi a Parma e Milano quando Gomorra non era ancora un fenomeno conosciuto in tutto il mondo. Raffaele Cantone, già pm di punta della Dda di Napoli, oggi giudice all’Ufficio del Massimario della Cassazione, per otto anni ha dato la caccia a Michele Zagaria e prima di lui agli altri capi dei Casalesi, da Francesco Schiavone a Francesco Bidognetti, di cui ottenne la condanna all’ergastolo. Inevitabile da parte sua un sentimento di soddisfazione per l’arresto della primula rossa dei Casalesi, l’ultimo dei capi che mancava all’appello della giustizia.

“Provo soddisfazione – dice all’ANSA – perché per quanto non abbia partecipato alle ultime indagini ho lavorato moltissimo sul gruppo Zagaria in otto anni di Dda, indagando sulle infiltrazioni e sugli investimenti del clan al Nord”. Nel bunker-covo di Zagaria gli investigatori hanno trovato anche i suoi due libri in cui Cantone ha descritto il fenomeno dei Casalesi. “No, non pensavo che potesse averli – commenta – ma non mi meraviglia più di tanto. I camorristi di questa nuova stagione non sono come quelli che immaginavamo un tempo. Non che Zagaria sia un uomo di cultura, ma certamente è un soggetto in grado di documentarsi sui testi che parlano di lui”. Con l’arresto di Zagaria può considerarsi chiusa la stagione dei Casalesi? “La risposta è sì – dice Cantone – ma c’é da fare un distinguo. E’ vero che non ci saranno più i Casalesi come li conoscevamo, ma non per questo viene sradicata la camorra in quel territorio. Questo perché quel clan si identificava molto in personaggi carismatici come Zagaria, che oggi non ci sono più. Ma ora l’organizzazione sarà costretta a cambiare pelle e gli eredi ci sono già, come ben sa chi conosce quella realtà e sa leggere alcuni segnali che vengono dalla provincia di Caserta. E non sarà meno pericolosa, anzi. Si avvicinerà di più al modello dei clan cittadini che vige a Napoli con alla guida esponenti giovani come avviene a Secondigliano, dove sembra che l’attuale capo abbia 18 anni. Una camorra – è la previsione di Cantone – solo per certi versi meno imprenditrice e più braccio armato, di sicuro meno autorevole ma più spregiudicata, guidata da nuove leve che fanno abuso di droghe e per questo molto più violenti”. “Per questo – conclude l’ex pm Antimafia – la mia idea di un clan dei Casalesi che chiude i battenti non significa che la guerra sia finita. Avremo di fronte nuovi avversari, una camorra capace di operare anche senza un clan forte alle spalle grazie ai referenti e ai rapporti che erediterà di quella parte di imprenditoria in grado di muoversi con logiche mafiose”.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui