L’espressione ‘furbetti del quartierino’, entrata ormai a far parte del lessico quotidiano dopo le inchieste sul tentativo di scalata a Bnl, Antonveneta e Rcs, e’ una vera e propria frase offensiva che puo’ portare alla condanna per diffamazione. Lo ha stabilito la Cassazione che ha confermato la condanna nei confronti di un maresciallo dei Carabinieri il quale, per criticare l’operato di un ufficio amministrativo militare della Sardegna nella sua veste di sindacalista, aveva diffuso una nota via email nella quale aveva utilizzato questa espressione nei confronti dei colleghi.

Nella nota, poi pubblicata in un sito internet, il carabiniere aveva usato espressioni del tipo ”non hanno il coraggio delle proprie azioni”, ”si nascondono dietro alle solite ignobili vigliacche e offensive giustificazioni dei problemi di bilancio”, fino a giungere a definire gli ufficiali responsabili di quell’ufficio amministrativo ”furbetti del quartierino”. Da qui la condanna del maresciallo, da parte del Tribunale militare di Roma prima e della Corte d’appello militare poi, per diffamazione pluriaggravata. A nulla e’ valso il ricorso in Cassazione del carabiniere che aveva sostenuto di aver semplicemente utilizzato il suo ‘diritto di critica’ esercitato in quanto rappresentante sindacale. La prima Sezione penale della Cassazione, infatti, ha confermato la condanna. Scrive infatti la Cassazione nella sentenza numero 37046: ”La assunta veridicita’ di talune delle vicende sottostanti al comunicato diffuso via internet di per se stessa non vale a consentire nel caso di specie la non punibilita’ ai sensi dell’art.596 cp, posto che le espressioni usate ben si spingono oltre l’attribuzione di fatti specifici per trasmodare in vere e proprie offese gratuite e generiche, quali l’espressione ‘furbetti del quartierino’, sicuramente non attributive di un fatto determinato e non suscettibili di esclusione del carattere e della portata diffamatoria attraverso prova liberatoria”.

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