C’è l’ipotesi di omicidio stradale plurimo nell’inchiesta aperta dalla Procura di Venezia sul disastro del bus di turisti precipitato martedì sera da un cavalcavia a Mestre, dopo aver divelto un guardrail. Le ipotesi principali sulle cause della tragedia sono una manovra azzardata o un malore dell’autista. Nessun contatto con un altro mezzo prima del tragico volo. Sono state identificate tutte le 21 vittime. Tra loro un bimbo di un anno e mezzo e una ragazzina di 11 anni. Comune di Venezia: “Buco nel guardrail? E’ un varco di servizio” – “Sono affermazioni inaccettabili quelle che ho letto. Il bus non è caduto perchè c’era un buco di un metro e mezzo nel guardrail. Quel buco è un varco di sicurezza, di servizio, previsto dal progetto originario del manufatto”. E’ la replica dell’assessore comunale ai trasporti Renato Boraso alle ricostruzioni della stampa sulle cause dell’incidente del pullman a Mestre. “L’autobus – prosegue Boraso – è caduto 50 metri dopo il varco,, dopo aver strisciato sul guardarail, senza segno di frenata o contro-sterzata. O Vogliamo dire che senza il ‘buco’, la barriera avrebbe tenuto un mezzo in corsa, che sbanda, di 13 tonnellate?”. “Le immagini del video dell’incidente, riprese dalle telecamere – prosegue Boraso – mostrano chiaramente, ma l’ha detto anche il Procuratore Bruno Cherchi”, che il pullman sale sul cavalcavia e si ‘appoggia’ al guardail, che tiene inizialmente, e poi striscia per 50 metri, senza controllo, sulla barriera, fino a precipitare. Ma non è caduto perchè c’era quel varco”. “Lasciamo che sia la magstratura, e non i giornali a fare le inchieste” insiste Boraso. “Oltretutto quel cavalcavia non l’ha fatto il Comune di Venezia, lo ha ereditato, e noi da un mese stiamo rifacendo quelle strutture, con un nuovo guardrail e un nuovo parapetto” continua l’assessore. “Quel varco -di un metro e mezzo – ricorda Boraso – era previsto dal progetto di allora, degli anni ’60, ed era a norma. E’ uno spazio di sicurezza, previsto per le manutenzioni o per far accedere i soccorritori in caso di necessità. Sono pronto a tutelare in ogni sede il nome del Comune di Venezia, dei miei collaboratori, contro illazioni che ritengo vergognose”. Non c’è ancora una ricostruzione che possa stabilire con certezza le cause dell’incidente. Sono due le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia: una manovra azzardata, con l’affiancamento ad un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell’autista che non è riuscito a controllare il mezzo. “Non ci sono allo stato indagati – ha confermato il Procuratore Bruno Cherchi – mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono stati posti sotto sequestro”. E’ stata anche acquisita la ‘scatola nera’ del mezzo “che sarà esaminata – ha spiegato Cherchi – solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile. Altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie”. E mentre i colleghi dell’autista deceduto, Alberto Rizzotto, 40 anni, piangono il compagno di lavoro, che definiscono “un conducente esperto” (lavorava sui pullman da 7 anni), le indagini si concentrano sull’analisi di un video ripreso nei momenti dello schianto alla ‘Smart control room’ del Comune di Venezia. La telecamera è puntata alla base della rampa che da Mestre porta a Venezia, e ritrae la sommità del cavalcavia, nel tratto in discesa verso la bretella per l’autostrada A4. Si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che immette a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si nota il mezzo piegarsi e cadere, mentre l’altro pullman aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti. Anche qui è stato il capo della Procura veneziana a sgombrare le ombre su una eventuale compartecipazione di altri veicoli al disastro. “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi” ha scandito il magistrato. La dinamica dell’incidente “vede il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo”. L’altro autobus affiancato dal pullman sul cavalcavia, quindi, non ha una parte attiva nell’incidente. Ma è stato proprio l’autista di questo secondo mezzo il primo a cercare di prestare i soccorsi. Nel dare l’allarme ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, da cui si sprigionavano le fiamme. Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni – ha sottolineato Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità”. Quel che invece si sa già è che si tratta di una “strage di giovani”, come avevano detto subito i soccorritori. E in effetti l’età media delle vittime è bassissima. Nell’elenco dei deceduti c’è una bambino di appena un anno e mezzo – i medici non hanno potuto definirne con precisione l’età – e di una ragazzina di 11-12 anni. Altre vite spezzate sono state quelle di due ragazze di 28 anni, e di una di 30. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al sindaco di Venezia Brugnaro per esprimergli il suo cordoglio per la gravissima tragedia di Mestre. “Esprimo il più profondo cordoglio, mio personale e del governo tutto – ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni -, per il grave incidente avvenuto a Mestre. Il pensiero va alle vittime e ai loro famigliari e amici. Sono in stretto contatto con il sindaco Luigi Brugnaro e con il ministro Matteo Piantedosi per seguire le notizie su questa tragedia”.

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