“L’8 settembre 1943 fu, però, l’ora del riscatto. Dei militari italiani che si batterono, a Porta San Paolo, a Roma, così come nelle isole del Mediterraneo, nei Balcani, pagando a caro prezzo la loro fedeltà alla Patria. Dei cittadini che avevano da tempo abbandonato ogni fiducia nei confronti degli stentorei e vacui proclami della dittatura di Mussolini. Si fece strada, nel Paese, la coscienza di un nuovo inizio”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando a Torre Pellice. “Vorrei citare, ancora, a questi propositi, la Carta di Chivasso, del dicembre 1943, Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, luogo di incontro tra i partigiani di queste vallate e quelli della Val d’Aosta, manifesto dell’autonomia e del pluralismo. Dopo la liberazione dal carcere di Ventotene e l’incontro di Milano, sulla strada verso la Svizzera, Spinelli è ospite della famiglia Rollier qui a Torre Pellice e pronuncia quello che viene ritenuto il suo primo discorso pubblico, come ha ricordato il prof. Giordano, definendolo “Seme di una coscienza europea”. Da quel giorno partirà il percorso che, di lì a poco, porterà queste contrade alla scelta della Resistenza all’invasore nazista e contro la reincarnazione del regime fascista che ne era al servizio. Sono anche i giorni, in quel settembre 1943, della conclusione dei lavori del Sinodo valdese, che coincise con l’annuncio dell’avvenuto armistizio con le potenze Alleate. Siamo cioè, nel pieno di quella fase di transizione, convulsa e ambigua, che portò tante sciagure alla nostra popolazione. Fu una rottura nella storia d’Italia, anche della stessa unità del Paese, con il Regno del Sud, da una parte, e il regime collaborazionista di Salò al Nord” ha detto Mattarella. “La lotta di Liberazione, poi la Repubblica e la Costituzione, corroborano la riconquistata unità nazionale, la libertà e la piena partecipazione democratica, con il voto finalmente riconosciuto alle donne. Dopo la contraffazione operata dal fascismo, si comprese come il valore della Patria, non si esaurisce nella aspirazione a una storia comune ma come rilevi la capacità di costruire il futuro del nostro popolo, di una comunità responsabile, espressione autentica dei valori dei cittadini del nostro Paese” ha sottolineato il presidente della Repubblica. “Alla Costituente il dibattito su questi temi fu intenso e appassionato. Venne affermato il principio di uno Stato non confessionale, venne esplicitata la consapevolezza che libertà di culto e libertà di coscienza erano due facce della stessa medaglia. Ne troviamo puntuale conferma all’art.8 che stabilisce l’eguaglianza di “tutte le confessioni religiose” davanti alla legge e, all’art.19 ove si afferma che “tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, in qualsiasi forma, individuale o associata” ha aggiunto il presidente Mattarella.

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