Doveva essere una manifestazione di studenti come tante altre a Teheran, sfoghi organizzati di parole d’ordine anti-occidentali: invece e’ degenerata in un pericolosissimo assalto all’ambasciata britannica, con due invasioni della sede diplomatica, lanci di pietre e molotov, fiamme in una parte di un piccolo edificio, vetri rotti e documenti rubati e dati a fuoco assieme alle bandiere. Mentre altri studenti invadevano un’altra proprieta’ dell’ambasciata, il parco di Qolhak nel nord della capitale, portando via altri documenti e facendo temere per la sorte di sei dipendenti per i quali si e’ parlato per ore come di ostaggi.

Parola che ha contribuito ad evocare l’incubo dell’assedio all’ambasciata Usa del 1979, durato ben 444 giorni. E a quello storico precedente si sono in effetti richiamati gli studenti nel loro comunicato, dicendo che l’ambasciata di Londra avrebbe dovuto essere attaccata gia’ allora. Nessuno dall’alto ha dato loro ordini, e’ stata la versione dei manifestanti, e il loro impeto antibritannico – che le forze dell’ordine non erano riuscite inizialmente a contenere – e’ stato frenato solo in serata con gas lacrimogeni, scontri di polizia risoltisi con feriti da entrambe le parti, arresti e assicurazioni ufficiali da governo e magistratura che le violazioni odierne avranno un seguito giudiziario. L’attacco prende le mosse da decenni di difficili rapporti tra la Gran Bretagna e la Repubblica islamica, in caduta libera negli ultimi giorni per la decisione di Londra di imporre nuove sanzioni alle istituzioni finanziarie iraniane – compresa per la prima volta la Banca Centrale – in anticipo rispetto a quelle che si discuteranno dopodomani a Bruxelles.

Come reazione, il Parlamento iraniano ha approvato l’altro ieri una legge – gia’ ratificata dal Consiglio dei Guardiani – che azzera praticamente le relazioni diplomatiche tra i due Paesi riducendole a livello di incaricato d’affari e allontanando l’ambasciatore. Quest’ultimo, giunto a Teheran appena un mese fa, dovra’ dunque lasciare entro due settimane, anche se nessuna provvedimento di espulsione gli e’ stato ancora notificato. Ma questo, alle migliaia di manifestanti che oggi hanno assediato l’ambasciata, non e’ bastato, visto che hanno chiesto l’immediata espulsione del diplomatico e la rottura definitiva dei rapporti con Londra. Slogan anti britannici e anti americani si sono sprecati per tutta la giornata, mentre i piu’ arditi scavalcavano il muro di cinta per poi spalancare il cancello agli altri, e alcune centinaia di loro compagni (fra cui molti Basij, corpo di volontari delle Guardie rivoluzionarie) si impossessavano del parco di Qolhak, sulla cui proprieta’ il sindaco di Teheran aveva aperto un braccio di ferro con l’ambasciata proprio in queste ultime settimane.

Assieme agli slogan e alle bandiere (quella della Corona e’ stata sostituita con il vessillo della Repubblica islamica), vi sono stati anche inni religiosi e preghiere, a ricordare la ricorrenza sciita dell’Ashura che si celebra in questi giorni. Commemorati inoltre come martiri anche uno scienziato nucleare iraniano ucciso in un attentato attribuito dai media iraniani ai servizi britannici e l’alto ufficiale vittima della recente esplosione nella base delle Guardie rivoluzionarie. L’allarme sugli ostaggi – innescato da notizie dell’agenzia semiufficiale Mehr in mattinata mentre un’altra agenzia di regime, la Fars, ne ha annunciato nel pomeriggio la liberazione dopo un presunto blitz della polizia – e’ rientrato solo in serata, quando da Londra il ministro degli Esteri Hague ha assicurato che tutto lo staff diplomatico e i dipendenti dell’ambasciata britannica erano stati contatti. E fonti britanniche alle Nazioni Unite hanno fatto sapere che probabilmente non c’e’ mai stato alcun ostaggio. Nel frattempo pero’ durissime erano arrivate le reazioni delle diplomazie occidentali: se Londra, su tutte le furie, ha minacciato ”serie conseguenze”, il presidente Usa Obama ha parlato di atto ”inaccettabile”, cosi’ come ha fatto l’Alto rappresentante per la politica estera della Ue Catherine Ashton. Dura condanna anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, come da Mosca, Roma e Parigi. Nonostante il comunicato del suo ministero degli Esteri che ‘deplora’ l’accaduto e assicura impegno per garantire la sicurezza dei diplomatici, ora sara’ ancora piu’ difficile per Teheran uscire dall’isolamento internazionale.

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