NAPOLI – Ancora una morte, nelle carceri italiane. Questa volta a togliersi la vita, sabato scorso, secondo quanto rende noto oggi il Sappe, un detenuto di 55 anni nel carcere di Secondigliano. “Dopo il tentato suicidio di un detenuto nel carcere di Avellino – spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe – sabato notte si é tolto la vita nel Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano un detenuto italiano, A.P., nato nel 1957 e con un fine pena nel 2030 per reati vari.

Aveva dato fuoco qualche giorno fa alla sua cella, dopo aver appreso della notizia della morte della moglie e del figlio, ed anche per questo era stato spostato in altra camera ‘liscia’, dove sabato notte si è impiccato con alcuni stracci alla finestra”. “Non posso che giudicare con estrema preoccupazione la grave situazione penitenziaria italiana, che si aggrava ogni giorno di più – aggiunge – Le carceri italiane sono sovraffollate con oltre 66mila. Non è più il tempo delle parole, è il momento di agire concretamente. Denunciamo quasi quotidianamente che quasi tutte le Regioni italiane sono ‘fuori legge’, ospitano cioé un numero di persone superiore al limite ‘tollerabile’ delle strutture carcerarie. Tutto questo è gravissimo ed inaccettabile”. “Tre suicidi nelle carceri in soli 4 giorni sono molto di più di quanto possa ritenersi ammissibile in uno Stato moderno – aggiunge Leo Beneduci segretario generale dell’Osapp – Dopo i suicidi di un detenuto di 51 anni a Biella lo scorso 27 settembre e di una detenuta nigeriana di 32 anni a Torino il successivo 29 settembre, è stata la volta di Secondigliano. Da notizie informali che stiamo ancora accertando e che, qualora confermate, darebbero un’idea ancora più orribile dell’attuale realtà penitenziaria, sembrerebbe che anche il figlio del detenuto suicidatosi a Napoli abbia perso la vita in carcere”.

 

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