NAPOLI – Due decreti di sequestro emessi dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia sono stati eseguiti dagli agenti del centro Dia di Napoli. Si tratta di quote di noti ristoranti napoletani. I beni posti sotto sequestro fanno capo alle famiglie Iorio e Potenza gia’ parzialmente colpite da sequestri e arresti lo scorso mese di giugno. Si tratta della stessa indagine in cui rimase coinvolto l’ex capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani. Il valore delle quote sequestrate oggi dalla Dia di Napoli e’ di oltre 5 milioni di euro e i ristoranti si trovano a Napoli, Pozzuoli (Napoli), Torino e Genova. I locali risultano fittizziamente intestati a prestanome.

Le indagini svolte dal centro Dia di Napoli hanno consentito di mettere in luce i canali di riclicaggio della criminalita’ organizzata in parte cospicua delle attivita’ di ristorazione nella zona centrale di Napoli che a partire dalla fine degli anni ’90 si e’ estesa in citta’ in particolar modo nelle zone del lungomare e nel quartiere Chiaia. “Una parte non secondaria di affermate attivita’ di ristorazione -spiega il procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico coordinatore della Dda- di quelle zone si e’ rivelata essere il frutto del reimpiego di capitali illeciti riferibili a Salvatore Lo Russo, al vertice dell’omonimo sodalizio camorristico di Miano ed oggi collaboratore di giustizia e della famiglia Potenza, in particolare a Mario Potenza detto ‘o chiacchierone’ e Bruno Potenza i quali esponenti storici fino a tutti gli anni ’90 del contrabbando di sigarette, sono oggi stabilmente dediti all’usura nel cui ambito investono gli stessi proventi cosi’ accumulati negli anni”. Nell’attivita’ di riciclaggio il ruolo cardine sarebbe stato rivestito dai fratelli Marco, Carmine e Massimiliano Iorio intestatari delle quote societarie e aventi quali soci di fatto i Potenza e Salvatore Lo Russo.

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