AVERSA – A due anni di distanza dall’esordio con ‘Il suono del phon’, i Miriam in Siberia sono tornarti in studio per la registrazione del loro secondo cd, questa volta omonimo. Dieci giorni in quel di Senigallia della rock band aversana per dare vita al nuovo lavoro discografico che uscirà a ottobre.


Dieci giorni intensi per Luciano Corvino (basso), Oreste D’Angelo (tastiere), Costantino Oliva (batteria) e Nando Puocci (chitarra e voce) in uno dei luoghi sacri del rock. “La scelta di uno studio come il ‘Red House Recordings”, – afferma Oreste – “è dovuta a motivi tecnici e di tranquillità, ma soprattutto al fatto di aver lavorato con una persona fantastica come David Lenci, fonico, produttore e musicista che ha collaborato con i migliori gruppi della scena post rock internazionale. Un pezzo di storia dell’underground italiano e mondiale. Per fare solo un nome delle sue collaborazioni posso citare Steve Albini, storico produttore dei Nirvana e in Italia dei 24 Grana”. “Siamo arrivati a Lenci – lo interrompe Nando – tramite un amico, Giovanni Pirozzi, con il quale abbiano girato il video di ‘L’estate di Ottobre’ del precedente album” “C’è poi la nostra scelta di cambiare genere musicale”, prosegue Oreste. “Siamo passati dall’indie rock all’hard rock psichedelico. Un suono ispirato agli anni ‘60 e ’70, anche se non abbiamo tralasciato riferimenti contemporanei. Un suono analogico, con una profondità e calore particolari, per certi versi onirico che le tecnologie più moderne sicuramente non danno”. Luciano torna alla tranquillità trovata a Senigallia e su come sia servita per concentrarsi unicamente sul lavoro. “Non ci sono state distrazioni. Abbiamo sempre registrato ad Aversa, allungando i tempi per i nostri impegni personali. A Senigallia invece ci si siamo dedicati solo alla registrazione, pensando a nient’altro che alla musica”. Anche questo dà l’idea della crescita dei Miriam in Siberia, insieme al nuovo approccio verso i testi delle canzoni, scritti da Nando ma non solo. “Ho cercato coinvolgere anche gli altri componenti del gruppo, per rendere la cosa più nostra, più sentita da parte di tutti. I testi del precedente cd erano più adolescenziali, anche se alla fine ci sono dei brani che si avvicinano a quelli di questo album. Ora sono molto più maturi, più duri, più diretti. Prima rispecchiavano la nostra vita privata. Adesso sono improntati molto di più sulla politica. Chi li ascolta e conosce la situazione politica sicuramente capisce cosa ho voluto dire”. “In effetti crescendo siamo usciti dai nostri piccoli problemi di cuore e siamo entrati in un ottica più matura”, conferma sorridendo Oreste. Otto i brani presenti nel prossimo album, uno in meno del precedente. Ma la durata complessiva è superiore. I trentacinque minuti de ‘Il suono del phon’ sono stati superati dai quarantacinque di ‘Miriam in Siberia’. Il perché lo spiega Oreste. “C’è un suono lungo, molte parti strumentali e con degli assolo, cosa che prima non facevamo”. Il discorso scivola sulle difficoltà di emergere da parte dei gruppi indipendenti, non legati alle major discografiche ed a un certo modo di fare musica nei media. Manca il ‘manager’ del gruppo, Costantino, assente giustificato per motivi di lavoro. Tocca ad Oreste ribadire che “il nostro è un mondo parallelo, che sta all’ombra della televisione. Se le persone fossero meno anestetizzate e più appassionate di musica ci sarebbe sicuramente maggiore spazio”. “Bisogna anche avere la voglia di ricercare un po’ di musica e non solo sentire quella che ti passa la radio o la tv”, conclude amaramente Luciano.

 

Pier Paolo De Brasi

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