Cala il sipario su Venezia 68. Dopo la cerimonia di premiazione al Palazzo del Cinema, cena e festa di chiusura sulla spiaggia dell’Hotel Excelsior. Nella rinnovata Sala Grande, riportata agli arredi e ai colori degli anni ’30, si svolgera’ la serata finale, dalle 19, con madrina Vittoria Puccini, che ha confermato l’impegno

nonostante la perdita nei giorni scorsi della giovane mamma. Sul palco con lei il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, il Direttore della Mostra, Marco Mueller e la giuria di Venezia 68. Accanto al presidente Darren Aronofsky ci saranno l’artista visiva e regista finlandese Eija-Liisa Ahtila, il compositore, artista visivo e regista britannico David Byrne, il regista statunitense Todd Haynes, il regista cinematografico e teatrale italiano Mario Martone, l’attrice italiana Alba Rohrwacher,il regista e sceneggiatore francese André Techiné. In sala è atteso, tra gli altri, il ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan, già presente oggi per la cerimonia del Leone alla carriera per Marco Bellocchio. E ci saranno la giuria di Orizzonti, quella del premio Opera prima Luigi De Laurentiis e di Controcampo Italiano.

Dopo il film di chiusura Damsels in Distress, commedia dello statunitense Whit Stillman con protagonisti le nuove giovani star del cinema statunitense Greta Gerwig e Adam Brody, festa finale sulla spiaggia con una cena di delizie culinarie italiane, dalla terrina di seppie e salmone con piccole verdure e porri ai tronchetti di pasta farciti di pesce e gratinati al filetto di branzino in crosta di mandorle al bianchetto di vitello con finferli e zucchine.< "Sono un ribelle che ha rinunciato alla violenza, un rivoluzionario moderato che rivendica la possibilità di cambiare, cosa che per una certa cultura equivale ad una provocazione, ciò che non è cambiato è lo stare dalla parte di qualunque debole e soprattutto di chi non predica la rassegnazione. Per questo continuo a credere che la cosa più preziosa per un artista sia la libertà d'immaginazione": Marco Bellocchio, Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia, pur nella retorica inevitabile di certe situazioni non rinuncia ad essere se stesso.

“Questo premio non è una riconciliazione istituzionale, a me non piacciono potere e istituzioni ed è giusto che mi ripaghino della stessa moneta, né un risarcimento, ma lo considero il riconoscimento di una coerenza di fondo e di una libertà che va sempre riconquistata”, dice mentre la sala è in piedi a tributare al regista lunghissimi applausi. La cerimonia è, come ribadisce il presidente della Biennale Paolo Baratta, “storica”: sul palco della Sala Grande, con il direttore Marco Mueller, a consegnare il Leone d’oro a Bellocchio c’é Bernardo Bertolucci, antico ‘rivale’. In platea oltre al presidente della Biennale Baratta, c’é il ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan. “Lui amava il free cinema inglese, io la nouvelle vague – ricorda Bertolucci, mentre in galleria un piccolo gruppo mostra magliette con scritto ‘Sorelle mai amici sempre’ – il destino ha voluto che nascessimo negli stessi anni e città vicine, lui a Piacenza io a Parma, ci siamo sfiorati, abbiamo avuto gli stessi brividi psicanalitici”.

Bellocchio con la stampa parla a lungo del nuovo film sullo sfondo della tragica vicenda di Eluana Englaro, che comincerà a girare a gennaio con l’approvazione di Peppino Englaro e dice la sua sul cinema italiano “misero, con commedie che sono spesso brutte copie di quelle di Monicelli e Risi, invece i giovani dovrebbero anche grazie alle nuove tecnologie tentare altre strade”. Per dire la verità ad un giovane che vuole fare cinema, Bellocchio direbbe di lasciar perdere, “lo scoraggerei, é un lavoro faticoso, pochi riescono, tanti si arrabbattano anche se hanno talento, però se proprio insiste…”. Bellocchio, 72 anni portati una bellezza, di non sentirsi “ancora un riconciliato, anche se verso la rabbia ho una certa diffidenza”. “Non mi sento in pensione, spero di fare ancora buoni film e che questo Leone sia una ripartenza per il futuro”. Il regista, ha portato a Venezia 68, grazie all’aiuto di Cinecittà Luce che lo farà riuscire nelle sale, una nuova versione rimontata, tagliata di 20 minuti “ma non ammorbidita” di Nel nome del padre, il suo film del 1971. Ma è ancora di sinistra? “Sono diventato molto tollerante, in passato l’avrei mandato a quel paese – risponde al giornalista che ha posto la domanda – Si sono ancora di sinistra certo, non sono berlusconiano”. Il cinema di denuncia però “é finito, superato dalla tv e da internet”, così come la politica negli anni ’70 ”aveva un peso diverso”, dice ricordando come nel ’71 a Venezia porto’ “all’antifestival voluto dall’Anac, direttamente collegata al Pci, Nel nome del padre, mentre il produttore Cristaldi lo voleva al festival ufficiale diretto da Rondi”. I giurati italiani del concorso di Venezia 68, Mario Martone e Alba Rohrwacher, sono questa sera a festeggiare il Leone d’oro alla carriera Marco Bellocchio sulla spiaggia dell’Excelsior. A quanto pare il verdetto di Venezia 68, che sarà annunciato domani sera, è deciso, salvo eventuali modifiche in una riunione finale domani mattina, almeno secondo quanto si apprende stasera. Le voci, come sempre nelle ore precedenti la vigilia, si rincorrono senza conferme ufficiali. Tra queste una insistente darebbe vincitore del Leone d’oro il bel film di Steve McQueen, Shame, con l’attore irlandese di origine tedesca Michael Fassbender, ottimo protagonista nel ruolo di un sessodipendente. Oltre a Shame, davvero uno dei film più belli di Venezia 68, si parla con insistenza del premio a Faust del russo Alexander Sokurov, per il quale il regista, i suoi attori e produttori starebbero addirittura già brindando al Cipriani. Per l’Italia gira la voce di un premio, probabilmente il Leone del futuro per la miglior opera prima, all’Ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti, ossia il disegnatore toscano Gipi. Nei rumors circolati nella cena in onore di Bellocchio ci sarebbero anche curiosità forse improbabili come un presunto veto, o comunque malcontento, degli americani nel caso di un premio al bel film di Roman Polanski Carnage, per le note vicende giudiziarie dell’autore di origine polacca, così come si attenderebbe un premio per l’altrettanto bel film Le idi di marzo, diretto ed interpretato da George Clooney dopo che l’artista per vari anni è una delle stelle che brillano sul red carpet della Mostra del cinema. Alla cena all’Excelsior, con tanto di dj e musica da discoteca, c’é tra i tanti ospiti anche il ministro per i Beni culturali, Giancarlo Galan.

 

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