In dueanni il settore edile in Campania ha perso oltre 16mila addetti. E’ uno degli effetti piu’ evidenti della crisi, che ha provocato anche la chiusura del 10% delle imprese del settore.

Minori investimenti, ma soprattutto la scarsa liquidita’ e la dilatazione dei tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione che possono arrivare anche a 18 mesi, all’origine della situazione. L’associazione nazionale Costruttori Edili della Campania, con le segreterie regionali Cgil, Cisl e Uil di categoria, denuncia “ritardi di programmazione da parte della Regione che rischiano di compromettere l’intero sistema”. “Per il 2011 – spiega Nunzio Coraggio, presidente Ance Campania – occorrerebbe spendere circa un 1,3 miliardi di euro della programmazione 2007-2013 e la Regione ha scongiurato il rischio del disimpegno automatico attivando i grandi progetti”. Tutto questo pero’ non basta, secondo i sindacati. “Rispetto a quanto poteva essere speso – dice Giovanni Sannino, segretario di Fillea Cgil – e’ stato impegnato solo il 5%. Abbiamo deciso di affrontare assieme questa crisi, sindacati e costruttori perche’ siamo accomunati dalla necessita’ di far ripartire il settore che rappresenta l’11% del pil regionale”. “E nella crisi – denuncia Luigi Ciancio, segretario di Feneal Uil – le imprese sane sono le piu’ esposte. Usura e camorra hanno drogato il sistema. Le imprese irregolari sono le uniche che hanno la liquidita’ per competere”. Rilanciare il settore, per sindacati e costruttori campani, significa puntare sul sistema della metropolitana regionale, avviare i cantieri di “Piu’Europa”, del centro storico di Napoli e delle opere relative al ciclo delle acque e a difesa del suolo, senza tralasciare l’edilizia popolare in Campania, promuovendo e attirando capitali privati.

 

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