di Pasquale Iorio*

Quest’anno la giornata del 25 aprile sarà ricordata nella piazza del sapere della Feltrinelli a Caserta con una iniziativa dal titolo originale: “Le donne nella rinascita democratica di Terra di Lavoro”. Sarà l’occasione per cercare di fare uscire dal cono d’ombra e di emarginazione (in primo luogo nella ricerca storica)

tante figure che sono state protagoniste nella nostra vita politica e sociale. Dalla fondamentale ricerca di Giuseppe Capobianco – “Il recupero della memoria”, ESI – emerge con chiarezza il contributo di sangue e di lotta offerto dalle donne nella resistenza al nazifascismo, con decine di presenze nelle liste delle persone confinate e perseguitate in Terra di Lavoro; ancora più numeroso risulta il contributo di sangue di donne trucidate nelle stragi (in particolare a Caiazzo, a Sparanise): circa 80 casalinghe vittime.

Nella storia politica e sociale di Terra di Lavoro in primo luogo spicca la figura di Maria Lombardi, medico di Sessa Aurunca, nel 1921 fu con Gramsci e Bordiga a Livorno quando nacque il PCdI dalla scissione del PSI. Venne eletta prima segretaria della Federazione di Terra di Lavoro, in un periodo in cui le donne non avevano nemmeno il diritto di voto. Nel 1952 venne eletta consigliere comunale del PSI a Sessa Aurunca, svolgendo una intensa attività politica sui temi di carattere locale e internazionale, in primo luogo per le battaglie sull’emancipazione femminile.

Esercitò la sua professione con grande sensibilità all’impegno sociale fino alla data della sua morte nel 1963. A Capua vanno ricordate Margherita Troili – che ci ha lasciato un volume di memorie: “Una donna ricorda” in cui racconta le sue battaglie democratiche con il nucleo del “Proletariato”, gloriosa testata antifascista, e poi nella veste di dirigente e fondatrice del partito comunista – e Margherita Iannone. Tra le donne impegnate nella rinascita della vita politica nell’immediato dopoguerra (1945-1946), emergono dalle ricerche e dagli scritti di Corrado Graziadei e Peppino Capobianco: Gloria Galeno di Caserta, Trieste D’Innocenzo di Calvi risorta, Alma Stimolo e Vera Graziadei di Sparanise – casalinghe.

Nel 1944 venne organizzata la conferenza di organizzazione del PC Casertano. La rivista “La Voce” racconta di un nucleo di donne comuniste (ex operaie della MCM – manifatture cotoniere del Matese) in lotta per rivendicare la riparazione e la ripresa della produzione nella più grande fabbrica manifatturiera della zona. A Sparanise Corrado Graziadei organizza il “consiglio del popolo” (CCN – originale esempio di democrazia partecipativa), in cui entrano a far parte 1 giovane e 2 donne – le prime elette in Italia in assemblee pubbliche, che diventano protagoniste della vita politica ed amministrativa. Nel 1946 vi fu il Referendum: la provincia di Caserta registrò una delle percentuali più alte a favore della monarchia con l’83,12% dei voti; mentre la Repubblica raggiunse il 16,88%.

All’Assemblea Costituente il PCI sui attestò sotto il 5% – voto conservatore. Un ruolo importante le donne ebbero nelle grandi manifestazioni e mobilitazioni popolari intorno alle lotte dei contadini/braccianti per la occupazione delle terre incolte nel 1949: – Anna Martucci e Bettina Tiscione di Nocelleto (dirigente della Associazione donne delle campagne, con circa 2000 iscritte); – Imparato di Casale di Carinola; – Le figlie del compagno Girone di Cellole, una delle quali partorì in carcere dopo l’arresto). In merito a quel periodo, anche attraverso autorevoli testimoni come il prof. Vincenzo De Michele e Carta 48, non sono riuscito ad avere indicazioni di donne del mondo cattolico, tranne quelle offerte da alcune figure ancora viventi ed attive nella città capoluogo come Anna Giordano (assessore alla cultura del Comune ), Iolanda Basile e Mina Bernieri.

Nella vita politica e sindacale fino agli anni ’70 emergono a Maddaloni Michelina Vinciguerra protagonista nella riorganizzazione del movimento operaio e sindacale della nuova Provincia di Caserta, ricostruita dopo lo scioglimento forzato di Terra di Lavoro avvenuto nel 1926 con decisione repressiva direttamente da parte del Duce; ad Aversa Maria Teresa Jacazzi è stata una delle prime donne ad essere eletta agli inizi degli anni’60 nel consiglio comunale di una grande città. Nikea Albanese (educatrice, comunista, impegnata per la difesa dei diritti fondamentali) è stata la prima donna ad essere eletta nel CC di Caserta (1975-85).

Nel mondo delle imprese e dell’economia – anche di quella artigiana e del terziario – diventa difficile trovare figure protagoniste (ad eccezione delle casalinghe e delle contadine nella lotta per le terre dell’immediato dopoguerra). Anzi, se si va ad analizzare un ente come la Camera di Commercio si scopre che nei suoi organismi dirigenti non vi è stata mai una presenza femminile – sin dalla sua fondazione nel 1862 (a questo punto si può dire che risulta uno degli enti più “maschilisti” in assoluto in Italia), anche a seguito del ruolo fortemente marginale che le donne hanno avuto nelle varie associazioni di rappresentanza (sia datoriali che sindacali). Nemmeno nella storia del Consiglio Provinciale vi è stata una donna eletta nel dopoguerra, anche se abbiamo avuto alcune donne in ruoli di assessore e dirigenziali.

Nel volume curato da Paolo Broccoli – “Una provincia meridionale tra miracolo e crisi”, Caramanica 1996 – una importante ricostruzione dei primi 20 anni della ricostituita provincia con 10 interviste ad autorevoli esponenti del mondo politico, sindacale e culturale – non si trova il nome di una donna, nemmeno come citazione. Solo negli ultimi decenni comincia a manifestarsi una diversa presenza di rappresentanza – anche in ruoli di direzione – delle donne nelle istituzioni, nel mondo delle imprese e del lavoro, nella scuola e nella Pubblica Amministrazione. Ciò si manifesta con particolare evidenza nel mondo del terzo settore e del volontariato, che in alcuni casi è caratterizzato da una predominanza femminile tra gli associati, a partire dai ruoli di presidenza e direzione.

I movimenti giovanili ed operai della fine degli anni 60 nonché le lotte per il divorzio e per l’aborto hanno segnato una svolta anche nella nostra provincia in merito alle politiche di pari opportunità con un diverso protagonismo delle donne nella politica e nelle istituzioni locali, ma ancor più nel mondo dell’istruzione e del sociale (in primo luogo grazie alle lotte operaie in alcune grandi fabbriche alimentari, tessili e metalmeccaniche, come la Devo, la Texas Instruments, la Italtel, l’Indesit).

Da allora si affacciano alla vita politica e sociale diverse figure impegnate sia nei grandi partiti sia nelle organizzazioni espressioni dei vari movimenti culturali e sociali (laici e cattolici) – come L. Cavaliere. T. D’Alessandro, Antonia Bianco, Lavinia Di Massimo, Anita Mataluna, Lia Santorufo, solo per citarne alcune). Dopo tanti anni, nel 2010 a Caserta per la prima volta a dirigere un sindacato confederale a livello provinciale è stata chiamata una donna.

*Le Piazze del Sapere

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui