di Mario De Michele

Luigi Bosco e Giovanni Zannini a carro armato. Giorgio Magliocca fa un altro capolavoro. Stefano Graziano dalle stalle alle stelle. Da qualsiasi angolatura si guardi l’esito delle provinciali di Caserta ne esce un quadro politico-personale chiaro. Nell’area centrista sbancano i consiglieri regionali Bosco e Zannini. Nel centrodestra l’attuale presidente della Provincia si è meritato la fascia da capitano. Pur da dietro le quinte nel centrosinistra Graziano risorge come l’Araba Fenice dalle ceneri della clamorosa esclusione del suo raggruppamento dalla competizione elettorale. Il voto conferma le ineguagliabili doti “pratiche” del duo Bosco-Zannini. Anche stavolta sono stati bravi (di più l’esponente di Campania Libera) a districarsi nei meandri delle trattative in stile “Cca’ ‘a pezza e cca’ ‘o sapone”. Pragmatismo spietato: voto 10. La scuola politica, anche romana, frequentata per anni da Magliocca gli ha fatto portare a casa un’altra meritata promozione. Il presidente della Provincia ha giocato benissimo le sue carte. E ora può contare su una maggioranza (vera, non sulla carta) blindata. I prossimi due anni di mandato saranno un pranzo di gala. Esperienza e scaltrezza: voto 9. Come definire politicamente uno che non prende parte al match e vince? Mefistofelico. Satanico. Perfido. Terribile. Malvagio. Infernale. Abbiamo esaurito i sinonimi dell’aggettivo diabolico che in questa tornata elettorale calza a pennello su Graziano. Dopo la batosta della ricusazione della lista da lui allestita il consigliere regionale dem non si è perso d’animo. L’incazzatura con i suoi boys è durata mezza giornata. Dopo 12 ore Graziano era già a lavoro per disegnare la strategia battezzata da Campania Notizie “a macchia di leopardo”. Accordi Comune per Comune e amministratore locale per amministratore locale.

Con la perseveranza di un ragno ha tessuto una tela che gli ha consentito, come dicono a Napoli, di “non farsi la mala volontà con nessuno”. Graziano ha sfruttato tutte le praterie che gli si sono spalancate avanti in proiezione delle regionali 2020. Da come e quanto ha capitalizzato (in crescita esponenziale il numero degli “amici”) verrebbe il dubbio che l’esclusione della lista fosse stata pianificata da lui stesso in partenza. Ma non è così. Ne siamo certi. In caso contrario saremmo di fronte a un mostro spaventoso. Da pietrificare per la paura anche le Gorgoni. Callidità, sottigliezza, stomaco glabro (zero peli): voto 9. Rispetto alle previsioni della vigilia escono sconfitti, o comunque sicuramente non vincitori, il consigliere regionale del Pd Gennaro Oliviero e l’ex eurodeputato dem Nicola Caputo. La loro lista non ha brillato. Hanno l’attenuante di aver dovuto combattere anche contro il compagno, si fa per dire, di partito Graziano. Però in guerra (anche Oliviero guarda alle regionali) i colpi bassi sono inevitabili. In ballo c’è la sopravvivenza. Mors tua, vita mea. Troppo sicuri di sé, poco incisivi, brutto segno: voto 5.

Ben oltre la sufficienza Fratelli d’Italia e la Lega: voto 7,5. Una valutazione a parte va dedicata a Marcello De Rosa. Il sindaco Pd di Casapesenna ha dimostrato (non è presunzione, ma noi non ne avevamo dubbi) di valere sotto il profilo politico meno di un moscerino. Sul piano personale è un amministratore onesto e di specchiata pulizia. Ma quando indossa i panni del politico fa più ridere di Pulcinella. In campagna elettorale ha appoggiato Andrea Boccagna. Risultato? Il consigliere comunale di Caserta ha fatto schifo. Addirittura nemmeno a casa sua, a Casapesenna, De Rosa ha avuto la forza di spostare tutti i voti della maggioranza su di lui. Per non parlare di come Nicola Tamburrino e Vincenzo Caterino, rispettivamente sindaci di Villa Literno e di San Cipriano, lo hanno preso per i fondelli trattandolo come il ragazzo del barbiere. Anche la famiglia Lettieri di Gricignano ha valutato De Rosa come due di coppe a briscola. Ripetiamo, è una brava persona e un ottimo amministratore, ma come politico “non è arte sua”: voto zero.

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