di Mario De Michele

Piange il cuore nel vedere il Settembre al Borgo ridotto a festa patronale. E infonde rabbia l’utilizzo-sperpero di 500mila euro, stanziati da Regione e Provincia di Caserta, per una rassegna culturale che nell’edizione 2014 ha poco a che fare con la cultura. Meno ancora con la promozione del territorio. Ingenerano disgusto i toni trionfalistici ed entusiastici per un’edizione che rischia di essere il canto del cigno di una rassegna che, seppure tra alti e bassi, ha scritto per oltre quarant’anni un’importante pagina artistica di Terra di Lavoro e della Campania. Tutto cancellato d’un colpo. Con un cartellone che presenta tantissime ombre e poche luci, in qualche caso fioche, diafane. Uno schiaffo al buon gusto la scelta di gran parte dei cantanti. Nomi usurati dal tempo. Che hanno smarrito una vena artistica degna di un palcoscenico come il Teatro della Torre di Casertavecchia. E’ mortificante il raffronto tra Battiato, Silvestri, Bersani, Mannarino, Capossela, Paoli, Consoli e Mannoia, che negli ultimi 4 anni hanno calcato la scena festivaliera, con quelli che si esibiranno dal 29 al 7 settembre. Confrontarli è un sacrilegio artistico. Blasfemia musicale. Per fortuna l’offerta teatrale è all’altezza, anche se non c’è “niente di nuovo sotto il sole”. Altrimenti sarebbe stato un disastro. Un’ecatombe culturale. Ma nel complesso il cartellone è pessimo. Forse peggio non si poteva fare. Non si comprende inoltre perché sia stata accantonata l’idea innovativa e inclusiva di un Festival itinerante con tappe in diversi Comuni casertani. Formula sperimentata con successo nell’ultimo biennio.

E il pensiero va proprio agli anni andati. Alla gestione del direttore artistico Casimiro Lieto, voluto con tutta l’anima dal presidente della Provincia Domenico Zinzi, scaricato non si sa bene perché. Nel bene e nel male (i suoi detrattori fanno la fila), Lieto aveva dato un’impronta nuova al Settembre al Borgo. Abbandonato il giansenismo che aveva trasformato la rassegna in un appuntamento elitario, ha saputo creare un mix vincente con un cartellone composto da nomi apprezzati dal grande pubblico e da artisti più “underground”. Ma il tratto distintivo delle ultime edizioni del Festival è sempre stato la qualità. Che fossero famosi o meno i protagonisti volavano alto. Trasformavano la suggestiva cornice del Teatro della Torre in un mare di emozioni. Il cielo di Casertavecchia brillava di stelle. Il Settembre al Borgo di Nunzio Areni, volto noto e discusso, in alcune serate sarà molto simile a una festa di paese. Zinzi ha resuscitato il “maestro” e ha “ammazzato” il Festival. Un delitto. Che ci costa 500mila euro.

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