A Caserta non esistono beni pubblici o beni comuni, o quei pochi che esistono vengono gestiti in maniera maldestra dall’amministrazione comunale. Del resto, alla domanda del giornalista :“Ma Parco Maria Carolina è un bene pubblico?”, l’assessore Ucciero non ha saputo che rispondere: “No, è un bene del Comune”, e quindi ha bene esplicitato la sua immagine del Comune, come istituzione “privata” o da gestire in modo privatizzato.

Del resto é emblematico proprio quello che è successo al Parco Maria Carolina, dove in due occasioni diverse la rete Reclaimers ha organizzato delle iniziative tendenti a dimostrare la possibilità di gestione del Parco in modo alternativo alle idee dell’assessore e della sua Giunta, offrendo una serie di servizi alla cittadinanza come Infopoint, attività sportive, laboratori di manualità, Cinema e teatro nel parco, ed altri, senza scopo di lucro. Ebbene, nonostante la regolare autorizzazione comunale, nei giorni previsti, i cittadini presenti si sono trovati i cancelli chiusi, senza alcuna spiegazione logica né alcun cartello del Comune indicante i motivi della chiusura. Eppure si tratta di parco “pubblico”, cara Assessore, non di parco “del Comune”, come lo intende questa amministrazione di centro destra. Ma non solo il Parco Maria Carolina, ma anche altri spazi pubblici verdi sono lasciati senza custodia e senza manutenzione, evidentemente con lo scopo ultimo di affidarlo alla gestione “privata” di qualche società che poi lo utilizzerà a fini di lucro e di profitto. Ricordiamo tra l’altro il parco di Via Avellino, anche questo spesso chiuso e non curato. Il caso più eclatante è ancora e sempre il Macrico, che dovrebbe costituire un polmone verde a disposizione della popolazione ed invece i milioni che erano stati finanziati per l’acquisto sono stati destinati ad altri scopi. Per l’apertura del Macrico qualche anno fa si era mobilitata l’intera città, si era costituito un Comitato apposito, si era giunti ad iniziative pubbliche con l’apertura straordinaria del parco, e tutte le forze politiche, anche quella oggi in maggioranza, prima delle elezioni comunali promettevano interventi decisi in merito. Stanchi di aspettare che dalle parole si passi al fare, come Speranza per Caserta abbiamo organizzato un incontro per riportare l’argomento al centro dell’attenzione della città, e stiamo ponendo in essere dibattiti consiliari ed altre iniziative tese a favorire il recupero definitivo del parco per la fruizione della collettività. Ma il problema della gestione dei beni comuni non riguarda solo la gestione del verde, ma anche di tutti gli altri beni fondamentali per migliorare lo sviluppo ed il benessere sociale e civile della città. Ricordiamo tra gli altri l’acqua. Nonostante la schiacciante affermazione delle ragioni del Sì ai referendum di giugno, anche a Caserta, sembra che l’amministrazione abbia dimenticato che i risultati vanno nella direzione della gestione dell’acqua come “bene comune” appunto, da non privatizzare, e che nelle bollette non devono essere presenti voci remunerative del capitale investito. Invece sembra tutto sotto silenzio e non si riesce ad affrontare in modo risoluto e definitivo la questione dell’affidamento del servizio idrico alla Napoletanagas. E’ necessario a questo proposito ritornare sulla questione della modifica dello Statuto comunale per rendere effettivo il risultato referendario. Per questo Speranza per Caserta continuerà le sue iniziative a tutti i livelli per permettere alla popolazione di usufruire di spazi vitali, pubblici, da destinare alla gestione comune, e si farà interprete presso le istituzioni cittadine di ogni richiesta da parte della società civile e di associazioni presenti sul territorio per la gestione pubblica del verde e dei beni comuni.

 

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