Per carità, non c’è partita. E il confronto non regge (nessuno si monti la testa), ma anche i “Quaderni di Giorgia” sono più commestibili di “Vita da sindaco” di Enzo Guida. Soprattutto dopo lo scandalo delle gare truccate a Calvi Risorta che ha travolto Enzo Cappello. L’attuale responsabile dei Lavori pubblici al Comune di Cesa è finito ai domiciliari. Ancora una volta il primo cittadino, di fatto ex Pd e novello zanniniano, sfida la realtà con una narrazione che ha come sottofondo lo stridio delle unghie aggrappate allo specchio. Il ritornello è sempre lo stesso: “È colpa dell’opposizione”. In questo caso la balla spaziale non prende quota. Si sgonfia in partenza. È insensata anche in un mondo distopico. E l’immagine di Guida ne esce in frantumi. Doppiamente. Sarebbe bastato un “mi dispiace, ho sbagliato, ma l’ho fatto in buona fede”. Invece l’ennesimo tentativo infelice di rivoltare la frittata addossando la responsabilità alla minoranza è indecente, oltre che ridicolo. Un’oscenità politica, talmente pacchiana, da ritorcersi immediatamente contro il sindaco di Cesa. Nella sua rubrica social (precisazione: non ne conoscevamo l’esistenza fino all’altro ieri) Guida riepiloga il caso della Costruzioni Generali Sud srl, ditta sottoposta a sequestro nell’inchiesta della Dda su Calvi Risorta, “scelta” da Cappello, in qualità di caposettore a Cesa, per i lavori di prolungamento di via Fasci Siciliani con contestuale realizzazione della fogna. Guida annuncia la revoca dell’appalto e si esibisce in un memorabile scaricabarile da guinness dei primati. “Che ne sarà dei lavori tanto attesi? Rischiamo di perdere il finanziamento”, queste le preoccupazioni del sindaco. Che non esita a definire “sciacalli” gli esponenti dell’opposizione. Domanda volutamente strumentale e sbagliata. Commento politicamente e personalmente scorretto. Tutto studiato a tavolino. Tutto nel solco del mondo alla rovescia. Guida, lui lo sa bene, dovrebbe chiedersi: chi ha scelto e con quali modalità Piero Cappello come responsabile del settore Lavori pubblici? L’ingegnere è stato ingaggiato tramite l’articolo 110 del Tuel, procedura che contempla il triplice carattere di temporaneità, specialità e fiduciarietà. Ecco, si tratta di una prova selettiva che però lascia ampio spazio al sindaco di “scegliersi” il funzionario sulla scorta di un rapporto di fiducia e per il raggiungimento di determinati obiettivi amministrativi. L’intuitu personae di Guida lo ha indotto a puntare su Cappello. E qui casca l’asino, senza offesa per gli asini: sulle doti professionali e sull’onestà del “prescelto” garantisce il sindaco. Se sbaglia nome se ne deve assumere la responsabilità politica, amministrativa e morale. E deve chiedere scusa in caso di errore. La premessa che Cappello è innocente fino a condanna definitiva non esime Guida dall’onere della scelta, anche alla luce delle conseguenze di quella scelta. Nel caso di Cesa la revoca dell’appalto a una ditta selezionata da Cappello, poi assunto a tempo pieno e indeterminato perché vincitore di uno dei tanti concorsi comunali ammantati di polemiche e accuse. I disagi ai cittadini, il completamento dei lavori a rischio e la possibilità di perdere i finanziamenti sono la conseguenza pratica della scelta di Guida. Che c’entra l’opposizione? Un capitolo a parte meritano i patetici “tormenti quotidiani, le difficoltà e le paure di un sindaco”, con tanto di stanchezza. Non sappiamo se il riso o la pietà prevale, direbbe il poeta. Guida è sindaco perché lo ha voluto lui, o no? Da sindaco percepisce tanto di indennità di carica, o no? Se è stanco può riposarsi. Bastano tra righe per le dimissioni (irrevocabili, non finte). Non abbia remore. I cittadini di Cesa non si strapperanno le vesti. Ma è tutta una pantomima. Invece di andarsene lui, ha avviato la procedura per cacciare la minoranza rumorosa dal consiglio comunale. In linea con la peggiore e più deteriore tradizione democristiana ha effettuato il rimpasto di giunta. Tutti gli assessori compiacenti. Belle statuine che non si vergognano di fare pessime figure. È proprio vero che c’è gente che pagherebbe per essere servo. C’è da soffrire ancora un po’. Nel 2025 scade il Guida bis. E per legge l’uscente, dopo due mandati, non potrà ricandidarsi a primo cittadino. O anche questo è colpa della minoranza? La rubrica social si chiama “Vita da sindaco”. Sottotitolo: “Bugie a raffica”.

Mario De Michele

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