Inizio di settimana in profondo rosso per le borse di tutto il mondo. Il vento ribassista ha soffiato sulle due sponde dell’atlantico. In Europa, la peggiore performance l’ha registrata Milano: -4,74%, flessioni superiori al 3% per le altre piazze.

Pesante anche l’andamento delle borse Usa in flessione di oltre il 2%. Piu’ calmo l’andamento dei mercati. Gli spread di rendimento dei titoli del debito pubblico di Francia (157 punti), Spagna (467 punti) e Italia (474 punti), rispetto ai titoli di stato tedeschi, considerati i piu’ sicuri dell’eurozona, si sono allargati ma meno delle sedute scorse. L’unica cosa che non si e’ mossa e’ stato il cambio euro/dollaro oramai inchiodato nella forchetta tra 1,3450 e 1,3550. L’immobilita’ del cambio tra euro e dollaro riflette, secondo gli esperti, l’estrema incertezza sul futuro di queste due valute. Sull’euro gravita lo spettro dell’implosione determinato dalla mancanza di soluzioni sostenibili alla crisi del debito pubblico dei paesi dell’Eurozona. Ora sotto tiro c’e’ anche la Francia che comincia, dopo Spagna e Italia, a soffrire l’aumento del costo del debito pubblico. L’agenzia Moody’s ha spiegato che Parigi rischia di perdere la tripla A, il massimo grado di affidabilita’ creditizia. Oramai nell’area euro, i paesi con tripla A, Germania, Francia, Olanda, Austria, Finlandia, rappresentano una sparuta pattuglia di ”mohicani”. Oggi, il presidente della Commissione Ue, Jose’ Manuel Barroso, ha annunciato per mercoledi” la presentazione di una proposta sulle questione degli Eurobond, fondata su tre opzioni. La prima e piu’ radicale e’ che le obbligazioni nazionali esistenti verrebbero sostituite da un bond garantito dai 17 partner dell’euro. Un’altra opzione e’ di trasformare in eurobond soltanto una parte dei titoli nazionali in circolazione mentre la terza non prevederebbe la garanzia dei governi nazionali e dunque senza la necessita’ di modificare i trattati europei. Strade non prive di ostacoli, per percorrerle serve il via libera unanime dei 27 paesi dell’Unione europea, per un problema che pero’ riguarda solo i 17 paesi dell’Eurozona. Non e’ detto che alcuni paesi dell’Unione europea, ma non dell’euro, quali Gran Bretagna, Danimarca e Polonia, accettino le soluzioni che possano trasformarsi in una condivisione e assunzione di nuove passivita’ potenziali. Le cose non vanno meglio negli Usa dove la commissione parlamentare bipartisan che dovrebbe tagliare il deficit pubblico di 1.200 miliardi di dollari in dieci anni, cioe’ ridurre il disavanzo annuale di appena lo 0,7% , non ha trovato alcuna accordo. Di fronte a un problema di debito pubblico che interessa sia l’Europa e sia gli Usa, non c’e’ stata nessuna corsa ne’ verso la moneta unica, ne’ verso il biglietto verde, entrambi accomunati da un ruolo sempre piu’ incerto come valute di riserva internazionale. Quello che invece si profila con ragionevole certezza e’ un ”double dip”, una seconda recessione che potrebbe pesare sugli utili delle aziende, cosi’ oggi la zampata dell’Orso ha tramortito solo le borse. Ma i titoli di stato restano comunque sotto tiro.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui