Modello tedesco, spagnolo o ungherese che sia, le forze politiche che da domani intavoleranno il confronto sulla riforma della legge elettorale avranno due paletti da rispettare, se lo vorranno: mantenere un forte sistema bipolare e garantire, da parte di Pdl e Pd, la sopravvivenza di partiti ritenuti dall’una e dall’altra parte strategici nell’ottica di future alleanze. Domani si apre il ciclo di incontri bilaterali tra le forze politiche per confrontare le rispettive posizioni in merito alle riforme istituzionali e alla modifica della legge elettorale.

Il primo partito a incontrare la delegazione del PdL composta, su indicazione del segretario del partito Angelino Alfano, dal coordinatore Ignazio La Russa, dal vicecapogruppo vicario al Senato Gaetano Quagliariello e dal presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno, sara’ la Lega Nord: l’appuntamento e’ per le 14,30 presso la Camera dei Deputati. A seguire, alle 15, sempre a Montecitorio, La Russa, Quagliariello e Bruno incontreranno una rappresentanza del Partito Democratico. Nel Pdl si parte da una condizione ritenuta imprescindibile: il mantenimento di un forte sistema bipolare. In questo senso, il sistema elettorale vigente in Spagna e’ ritenuto il modello piu’ auspicabile: un proporzionale molto corretto, dagli effetti che tendono al bipartitismo. Ma c’e’ di piu’: il sistema spagnolo garantisce la rappresentanza dei partiti regionali disincentivando, contemporaneamente, la presenza di partiti minori nazionali. Un sistema perfetto per una eventuale allenaza Pdl-Lega. In una delle ultime riunioni tenute, pero’, e’ spuntata anche l’ipotesi di virare verso un sistema tedesco, un proporzionale puro che fotografa maggioranze che gia’ ci sono: a tanti voti corrispondono tanti seggi, non ci sono correzioni significative e partecipa alla distribuzione dei seggi chi ha preso almeno il 5% dei voti. Tutto questo rimanendo nel campo delle ipotesi da cui muovere. Il coordinatore nazionale del Pdl, pero’, spiega che nel giro di incontri che partira’ domani “vogliamo fare un giro per verificare che disponibilita’ ci sono, creare un’area di condivisione massima. Non vogliamo peccare di presunzione, andiamo senza paletti e senza ipotesi precotte”. Nel Pd si pensa ad una sorta di modello ungherese, con collegi uninominali, piccole liste ‘bloccate’ dai partiti e una soglia di sbarramento al 5%. Un sistema che, nelle speranze di molti, dovrebbe ottenere il placet anche da parte di forze meno rappresentate a livello territoriale (come Fli) o rappresnetate a macchia di leopardo (come Udc e Lega). Un meccanismo a tre ingranaggi, quello ungherese, basato su circoscrizioni uninominali, circoscrizioni territoriali e una circoscrizione nazionale. Le prime si basano sul principio della maggioranza semplice: il candidato che ottiene di piu’ della meta’ dei voti dagli elettori nella circoscrizione elettorali diventa deputato. Se non c’e’ alcun candidato nella circoscrizione che risponda a questa condizione, si va al secondo turno dove vince chi ottiene piu’ voti. Nella circoscrizione territoriale i candidati delle liste dei partiti ottengono il seggio in proporzione ai voti dati, secondo l’ordine indicato sulla scheda di votazione (lista bloccata). Nella suddivisione dei seggi e’ prevista una soglia di sbarramento del 5% sul totale dei voti validi. Nella circoscrizione unica nazionale i partiti ottengono i mandati in proporzione ai voti dispersi, ovvero i voti dati nelle circoscrizioni elettorali uninominali a candidati che con questi voti non siano riusciti a ottenere il seggio. Nella suddivisione dei seggi sono esclusi i partiti che non hanno superato la soglia del 5%. Un sistema complesso, che avrebbe il pregio di mettere d’accordo i fautori del ritorno al proporzionale, primi fra tutti l’Udc, e quelli del sistema elettorale tedesco (un misto di maggioritario e proporzionale con sbarramento al 5%), caro a Massimo D’Alema che non ha mai fatto mistero di considerare i centristi come la forza a cui guardare in un sistema di alleanze vaste. Verso un’ipotesi simile sembra protendere anche Luciano Violante che oggi ha avuto modo di spiegare: “Pensiamo a un modello proporzionale con correttivi tendenti a riconoscere e a premiare il peso delle alleanze. I partiti che ritengono di allearsi devono farlo prima del voto e non dopo in Parlamento”. A spingere per la riforma della legge elettorale sono tornati oggi i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Bisogna riformare la legge elettorale “in modo che i cittadini abbiano veramente la possibilita’ di scelta dei loro candidati e dei loro rappresentanti” ha detto il presidente del Senato, parlando con i giornalisti al termine di una visita al carcere di Regina Coeli.”Sarebbe certamente positivo se nei restanti 14 mesi di legislatura si desse vita non soltanto a una nuova legge elettorale, ma anche delle riforme istituzionali. Penso in particolar modo alla riduzione del numero dei parlamentari e alla fine del bicameralismo perfetto. Condivido la necessita’ di una conferenza congiunta dei capigruppo di Camera e Senato; il presidente Schifani e’ a conoscenza di questa mia opinione, proprio per definire chi fa cosa e quali i tempi prevedibili” ha detto ai microfoni di Tg1 e Tg2 il presidente della Camera, nel corso della sua visita a Lecce.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui