Una ”mozione d’indirizzo” per ‘obbligare’ il Parlamento a parlare di riforme costituzionali e soprattutto di legge elettorale. E’ questa la proposta che, a pochi giorni dall’attesa pronuncia della Consulta sui quesiti referendari, lancia il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd). E che raccoglie, almeno per ora, il consenso di Pdl e Terzo Polo, la perplessita’ dell’Idv

e lo scetticismo della Lega (”di mozioni ne abbiamo discusse tante senza approdare a nulla”). ”In Parlamento – spiega Chiti – deve iniziare subito un confronto sulla riforma delle istituzioni e per una nuova legge elettorale. E’ questo il compito delle forze politiche nella fase finale della legislatura. Ne ha bisogno l’Italia perche’ senza una democrazia funzionante non si vincono le sfide che abbiamo di fronte”. I partiti, incalza il vice capogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, non possono piu’ aspettare, devono riprendere, dopo aver subito ‘l’avvento’ del governo tecnico, l’iniziativa politica.

E questo, spiega il presidente dei senatori Udc Giampiero D’Alia, sarebbe il momento giusto perche’ le Camere avrebbero tutta ”la liberta’ e l’autonomia per affrontare finalmente questi temi”. Cosi’, secondo quanto si apprende, i ‘tecnici’ dei vari schieramenti sarebbero gia’ al lavoro. Pur restando in attesa della pronuncia ufficiale dei segretari di partito che pero’, prima dell’11 gennaio (data in cui la Corte Costituzionale dovrebbe sciogliere la riserva sul referendum), difficilmente ‘usciranno allo scoperto’.

Il fatto, si spiega nel centrodestra, e’ che ”quasi sicuramente” la Consulta dichiarera’ inammissibili i quesiti e non solo per ”evidenti ragioni tecniche”, (non ultimo, nota Francesco Rutelli, il problema del voto degli italiani all’estero non previsti dal Mattarellum che potrebbe tornare in vigore con un si’ ai quesiti nelle urne) ma anche perche’ ”si creerebbe una notevole fibrillazione tra i partiti” che in un periodo di crisi come questo ”sarebbe da evitare”. Meglio dunque tranquillizzare tutti facendo vedere che qualcosa per riformare il ‘Porcellum’ verra’ fatta in ogni caso. Qualunque sia l’esito della Consulta. La verita’, si incalza nel Pdl, e’ che il maggioritario, ora come ora ”non lo vuole piu’ nessuno”.

Ad eccezione dell’Idv. Se anche si trovasse un accordo su una mozione d’indirizzo, conferma il leader Antonio Di Pietro, andrebbe rispettata la volonta’ dei cittadini che hanno espresso preferenza per un sistema bipolare e maggioritario. Intervenire ora con una legge che punti ancora sul proporzionale, insiste, ”sarebbe un golpe elettorale”. Quindi ok al confronto, ma con tutti i paletti del caso. E al confronto ‘apre’ anche il referendario Arturo Parisi (Pd).

Ma con un’avvertenza: non vorrei, spiega, che un’iniziativa legislativa in questo senso servisse solo per ”anestetizzare preventivamente i cittadini dal doloroso colpo che arrecherebbe la sentenza di bocciatura del Referendum da troppi e da troppo tempo annunciata”. Se cosi’ fosse, avverte, i partiti tornerebbero prigionieri dei propri contrasti e non cambierebbe piu’ nulla. ”Senza pregiudiziali”, invece, l’adesione del Terzo Polo che, con il segretario Udc Lorenzo Cesa, si augura che ”parta subito il confronto tra i partiti su riforme e legge elettorale”.

 

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