La manovra non sara’ il Vangelo, come aveva concesso Angelino Alfano ai parlamentari Pdl, ma per la Lega la parte sulle pensioni e’ come la Bibbia: “Il decreto resti immutato” scandisce il leghista Roberto Calderoli da Rimini, che poi nel pomeriggio incontra il segretario del Popolo della liberta’ in via dell’Umilta’.

Per Calderoli, al limite, si deve incidere su quelle di chi “non ha mai lavorato”, quindi quelle di revesibilita’ e degli accompagnamenti. La netta presa di posizione del ministro della Semplificazione, che conferma il no al taglio delle province e lancia una “tassa sull’evasione”, rischia di riportare indietro indietro le lancette del dibattito in corso nella maggioranza, dove i tagli agli enti locali, la querelle sull’Iva, il contributo di solidarieta’ (su cui gli scajoliani sono particolarmente critici) agitano le acque.

L’esortazione del presidente del Senato Renato Schifani ad uscire dal tunnel della crisi con una scelta bipartisan, senza veti pregiudiziali ed evitando lo scontro sociale, trova ascolto in Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che chiede alla maggioranza di prendere in considerazione le proposte dell’opposizione e nello stesso tempo lancia l’idea di una commissione per le riforme (scontando il no del Pdl a palazzo Madama, ma incassando il sostegno di Api e Udc e l’apertura di Idv).

Ma nello stesso tempo il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, denuncia l’irresponsabilita’ dell’esecutivo: “Lavora per la divisione del sindacato”e percio’ “lascia sgomenti”. Prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, che assicura: il partito e’ impegnato a tener fermi gli aspetti essenziali della manovra ma e’ “indispensabile” dimostrare “una reale capacita’ di ascolto. E’ evidente che una manovra economica cosi’ importante va gestita in modo collegiale dai partiti e dai gruppi della maggioranza nel confronto dialettico con i gruppi parlamentari dell’opposizione”. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, si augura che “nelle minoranze gli atteggiamenti di responsabilita’ che pur ci sono prevalgano sulle dannose volonta’ di scontro”.

La linea di frattura, pero’, sembra correre nel campo del centrodestra: se la ‘terza gamba’ della maggioranza, Popolo e territorio di Silvano Moffa, chiede un vertice perche’, dice il capogruppo, “la Lega non ha l’esclusiva sulle modifiche da apportare al decreto”, il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli annuncia che un incontro ci sara’, almeno tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, ad Arcore, lunedi’ prossimo. “Anche questa volta l’intesa si trovera’”, assicura il ministro. Di sicuro l’irremovibilita’ del Carroccio irrita diversi esponenti di rilievo del Pdl. Il ‘frondista’ Guido Crosetto ricorre all’ironia: dopo aver sentito Calderoli, commenta il sottosegretario alla Difesa, approfittero’ del tempo risparmiato per dedicarmi, nel tempo libero dal lavoro, a cose piu’ confacenti”, tipo (con riferimento alla professione di Calderoli, chirurgo maxillo-facciale) “trapanare denti, fare estrazioni di molari e ortopanoramiche”.

Sandro Bondi invita Bossi, Maroni e Calderoli “a non disperdere la carica innovativa della Lega e il rapporto con quei ceti sociali, soprattutto del Nord, che sono ben consapevoli delle riforme che sono necessarie”, anche su fronte dell’abolizione delle province. Sceglie una critica piu’ politica il vice presidente dei deputati Pdl, Massimo Corsaro: quello della Lega e’ un messaggio “scorretto” perche’ vuole intestarsi il merito “della difesa dei bisogni della vecchietta” mentre “serve senso di responsabilita’” e “non e’ vero che la riforma della previdenza toglie soldi ai pensionati. Non saranno toccati i diritti acquisiti, ne’ verranno penalizzati quelli che devono percepire le pensioni”.

Osvaldo Napoli, presidente Anci e vice presidente dei deputati Pdl, mette in guardia: “Avanti con i veti di questo e quello il Paese rischia di affondare” e si mostra preoccupato per le dichiarazioni “davvero lunari di qualche ministro” mentre sottolinea che Berlusconi “vuole che i piccoli comuni rimangano”. Mario Landolfi parla di “Lega accecata da estremismo localista”. E con Calderoli anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno polemizza alla convention Cl di Rimini, chiedendogli di smetterla con la demagogia contro Roma che significa demagogia contro l’Italia”. Ad incalzare il segretario Pdl Angelino Alfano, anche gli esponenti dell’area di Claudio Scajola: su ‘Caravella.eu’ Paolo Russo, segretario della Fondazione Cristoforo Colombo, che giudica positiva la riunione con i parlamentari ieri al Senato, ma sollecita a “recuperare il ritardo riformista”. In particolare, “ad Alfano chiediamo di essere chiaro sul contributo di solidarieta’, che cosi’ com’e’ incide solo sul ceto medio ritenendolo ricco e rendendolo povero”.

E dalle opposizioni in Parlamento arrivano altre critiche. Italo Bocchino, vice presidente di Futuro e liberta’, prende di mira il premier in persona: “Silvio Berlusconi -afferma- sembra un leader dell’opposizione: propone emendamenti alla manovra per smarcarsi dal Pdl e dalla Lega in caduta libera. Siamo di fronte a un atteggiamento paradossale, ma per metterlo alla prova lo sfidiamo a proporre misure severissime contro evasione e corruzione, che costano alle casse pubbliche oltre 200 miliardi all’anno”. Felice Belisario prende spunto dalla lite Calderoli-Alemanno, per stilare una prognosi infausta su federalismo: “Questa scenetta e’ l’emblema delle contraddizioni interne alla maggioranza, che non riesce a raddrizzare una manovra piena di storture e iniquita’: il taglio agli enti locali pesera’ come un macigno sui servizi e rappresenta il fallimento delle politiche di questo governo”. Per i dipietristi, al contrario, “un intervento sulle amministrazioni pubbliche utile per il paese e’ l’abolizione di tutte le province, come l’Italia dei valori propone da tempo” anche con la raccolta di migliaia di firme da parte dei cittadini.

L’Udc, con il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia, ribatezza Calderoli come il “Signor No”: “Altro che forza del cambiamento: la manovra sta dimostrando che i veri conservatori sono i leghisti e Calderoli e’ sempre piu’ un ‘signor no’. Dopo averci regalato il cosiddetto ‘federalismo fiscale’ che scassera’ i conti degli Enti locali -conclude D’Alia- ora il Carroccio si arrocca per non scalfire i privilegi di tanti amministratori ‘padani'”.

 

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