Ci vuole un’intesa: la questione della riforma del mercato del lavoro non puo’ prescindere da questo. Un’ora di colloquio a tre, nel segno della preoccupazione: se fino a qualche giorno fa’ le schiarite si alternavano ai rannuvolamenti, oggi il barometro sembrava volgere verso il maltempo. Ragione per cui Giorgio Napolitano, con il passare delle ore, prima decide di intervenire pubblicamente, poi invita nel suo studio Mario Monti ed Elsa Fornero per fare il punto sulla situazione nel difficile negoziato.

E al Quirinale, dove si precisa che le parole del capo dello Stato “sono rivolte a tutti” e non ad una singola componente sociale, si nota non senza una sfumatura di amarezza che varrebbero oggi esattamente le stesse parole pronunciate da Napolitano 3 anni fa’, quando ando’ a ricordare la figura di Marco Biagi nella sua Modena. Parole che, rilette, colpiscono. Infatti Napolitano, ricordando il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse, invitava ad abbandonare “lo spirito di faziosita’” che blocca un sereno “riequilibrio” del mercato del lavoro. Un “rinnovamento” da noi giudicato “inenudibile”. Lo stesso Biagi, affermo’ in quell’occasione il Capo dello Stato, “pago’ per lo spirito di fazione che da tempo avvelena il dibattito ed impedisce di cogliere il valore oggettivo” di chi si impegna al di la’ delle maggioranze e delle opposizioni. Cronaca di una giornata passata a sondare gli umori delle parti sociali. Giorgio Napolitano, ascolta, legge le agenzie, telefona. Non tralascia qualche colloquio. Purtroppo, deve constatare, le posizioni vanno via via irrigidendosi, invece del contrario. Poi, nel pomeriggio, si reca alla Camera ad un convegno su Marco Biagi. Mai ricorrenza poteva cadere in un momento piu’ intonato. Biagi, esperto di questioni di lavoro, venne ucciso esattamente 10 anni fa’ dalle Br mentre rientrava a casa da una lezione universitaria. Non fu l’unico giuslavorista ad essere ucciso dai brigatisti (e Massimo D’Alema nella cerimonia ufficiale ricorda non a caso anche Massimo D’Antona). Napolitano, alla cerimonia a Montecitorio, non prende la parola per antica prassi che vede i capi di Stato evitare di intervenire per rispetto alla sovranita’ del Parlamento. Pero’, anche prima di salire nell’auto che l’avrebbe riportato al Quirinale, non puo’ fare a meno di esternare il suo pensiero. “Io mi aspetto che anche le parti sociali dimostrino di intendere che e’ il momento di far prevalere l’interesse generale su qualsiasi interesse di calcolo particolare”, scandisce Napolitano.

 

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