Si dovrebbe rimettere sulla corsia della “normalità” il Partito democratico di Caserta. Dopo il ping pong tra la commissione nazionale per il congresso e quella provinciale la platea degli iscritti dovrebbe subire una sostanziale tosatura. Il numero delle tessere “regolari” sarà oscillerà tra 3.000-3.500. Un dato fisiologico alla luce della forte mobilitazione sul territorio. Sull’asse Roma-Caserta i dem sembrano finalmente usciti dal cul de sac del tesseramento con un taglio netto: i 6.800 iscritti, frutto di un dopaggio scandaloso, sono stati dimezzati. Un segnale positivo, molto più aderente a un partito commissariato da 15 anni. La partita tesseramento non è ancora chiusa (in casa dem le sorprese non finiscono mai). Le commissioni nazionale e provinciale potranno recuperare gli iscritti in regola esclusi in prima battuta a causa del poco tempo a disposizione. Anche questa soluzione è condivisibile perché sarebbe incomprensibile far fuori amministratori locali, dirigenti e militanti storici. Sulla platea degli iscritti pende la spada di Damocle dei numerosi ricorsi presentati dal gruppo di Gennaro Oliviero. Il presidente del consiglio regionale della Campania è contro i tagli. Avrebbe voluto l’ok ai 6.800 tesserati. Una richiesta irricevibile. Già a vista d’occhio il tesseramento è stato gonfiato ben oltre i limiti della decenza. Oliviero è pronto a presentare ricorso addirittura al Tar. Una scelta che lo mette con due piedi fuori dal partito.

Mario De Michele

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