Tutti, a microfoni aperti, si dicono “ottimisti”. Ma la soluzione per la Sardegna, a tre giorni dalla consegna dei simboli per le regionali, ancora non c’è. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che pure si sono incontrati a Palazzo Chigi in mattinata, hanno affrontato altri temi, dai migranti al Medio Oriente, ma non hanno parlato di regionali. Almeno ufficialmente. E anche il fatto che ancora non ne parlino a suo modo fa notizia, visto che dai partiti del centrodestra tutti dicono che servirà la parola dei leader a mettere fine a uno scontro che si consuma da giorni, con la Lega che si è impuntata per il bis di Christian Solinas, Fratelli d’Italia che vuole Paolo Truzzu e Forza Italia che resta a guardare ma intanto, a scanso di equivoci, dice in ogni occasione che Vito Bardi in Basilicata non si tocca. Anzi, dopo che si viene a sapere del vertice in mattinata, tutti corrono a smentire che si sia affrontata la questione regionali. Che scotta, perché nessuno vuole una rottura del centrodestra ma ancora non si trova la quadra. Salvini non arriverebbe, dicono i bene informati, a spaccare la coalizione sull’altare della Sardegna. Ma punterebbe a non uscire perdente dal braccio di ferro. Sul tavolo ci sarebbero anche altre questioni calde, dall’autonomia al premierato, fino alla prossima tornata di amministrative, che potrebbe vedere rimesso in discussione anche il Veneto. A chiarire che Fdi non arretrerà è il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, ricordando che il partito della premier ha già dato in Sicilia lo scorso anno. Per tutta risposta arriva il blitz leghista, che prova a forzare la mano sul terzo mandato dei governatori, presentando una proposta di legge ad hoc alla Camera. “Un’opzione di buonsenso, di rispetto della democrazia e del consenso territoriale”, puntualizza il firmatario della proposta, Alberto Stefani, leghista veneto. E un via libera alla norma aprirebbe proprio alla possibilità di un ter (che poi sarebbe un quater) per Luca Zaia. Ma il terzo mandato si scontra con la freddezza degli alleati. Forza Italia, per voce dello stesso Tajani, ha già chiarito di avere “forti perplessità”. E via della Scrofa ha già pronto il nome per sostituire il “doge”, il bellunese presidente della commissione Industria e agricoltura, Luca De Carlo. Nel frattempo comincia a filtrare la possibilità di un passo indietro di Solinas, che riunirà il suo Partito d’azione sardo. I sondaggi, che sarebbero sul tavolo dei tre leader, lascerebbero propendere per l’opportunità di un cambio di candidato. Riunendo i gruppi leghisti, peraltro, Salvini non sarebbe entrato nel merito delle regionali, concentrando il suo intervento sulle europee e invitando i parlamentari a mettersi in gioco. Dopo aver “caricato la Lega in vista delle europee”, come ha detto il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, il vicepremier leghista, con il suo omologo di Forza Italia, si è spostato a Palazzo Chigi. All’inizio filtra un incontro a tre con Meloni, che fa pensare al tanto atteso vertice per sciogliere il nodo Sardegna. Poi però, nel corso della giornata, viene meglio specificato da Palazzo Chigi che si è trattato di un appuntamento (presenti anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano) tutto concentrato sull’immigrazione. E sulla politica estera, aggiunge Tajani, che in un secondo momento la premier avrebbe visto a tu per tu. Senza Salvini. Il vertice si sarebbe concentrato sulla crisi nel Mar Rosso (l’Italia non parteciperà alla missione Usa ma punterebbe ad una azione tutta europea) e a Gaza, dove il governo vorrebbe rafforzare l’intervento umanitario.

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