La scorsa settimana ci sono stati sviluppi significativi su due vicende giudiziarie che riguardano la ministra del Turismo Daniela Santanchè, tra le più importanti dirigenti di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Venerdì la procura di Milano ha notificato la conclusione delle indagini su un caso in cui Santanchè è indagata per truffa ai danni dell’INPS (l’Istituto nazionale di previdenza sociale): è una notizia importante, perché di solito l’avviso di conclusione delle indagini precede la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati. Sabato, invece, vari giornali hanno scritto che la stessa procura di Milano ha affidato alla Guardia di finanza il compito di fare accertamenti bancari sulla compravendita di una villa in Toscana: è un affare immobiliare che fu concluso dal compagno di Santanchè, Dimitri Kunz D’Asburgo, e dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, Laura De Cicco. In questo caso si sa solo che è stata aperta un’indagine per riciclaggio, ma non è noto chi siano le persone indagate. La vicenda ruota intorno ai dipendenti di Visibilia messi in cassa integrazione a zero ore in tempi di emergenza Covid e pagati dallo Stato con gli aiuti pubblici varati dal governo Conte 2, ma che – secondo gli inquirenti – continuavano a lavorare. È dalle parole contenute nei verbali dei dipendenti di Visibilia Editore e Concessionaria, sentiti come testimoni da investigatori, che la Procura di Milano avrebbe tratto riscontri sulla presunta consapevolezza di Daniela Santanchè nella ipotizzata truffa sulla cassa integrazione a zero ore, tra il 2020 e il 2022, nel periodo Covid. Sono state acquisite le testimonianze dei lavoratori, dalle quali sarebbe emerso che la ministra sarebbe stata a conoscenza che i dipendenti lavoravano, malgrado la società avesse chiesto e ottenuto la Cig. E per un totale di oltre 126mila euro, ossia l’ammontare della presunta truffa, spalmati su 13 dipendenti delle due società del gruppo fondato dalla senatrice di Fdi, che ha dismesso cariche e quote nel 2022. Dunque, per gli inquirenti non solo Santanchè e il suo compagno Dimitri Kunz in quel periodo, quando veniva chiesta indebitamente la cassa Covid e i dipendenti continuavano a lavorare, hanno amministrato la società, ma erano entrambi consapevoli del presunto schema illecito, così come messo a verbale dai lavoratori. Le opposizioni, ormai da mesi, chiedono le dimissioni della ministra. Chi già vorrebbe le dimissioni della ministra del Turismo è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: “La ministra Santanchè – tuona dall’assemblea del M5S Lombardia – conosce la posizione dall’inizio, conosce la situazione e ha mentito al Parlamento. Questo chiariamolo perché ha addirittura taciuto quelli che erano i reali incarichi nell’ambito nelle varie società e come concretamente ha svolto, diretto, coordinato e amministrato le stesse. Cose che, tra l’altro, erano già venute fuori dalle dichiarazioni dei dipendenti. Cosa aspetta Giorgia Meloni? Chiami la Santanchè e si faccia dare le carte, si assuma la responsabilità politica. Oggi si concretizza l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’Inps: Meloni era quella che durante il Covid ci attaccava in tutti modi per qualsiasi attività che facevamo per proteggere il Paese; ora, però, di fronte a una ministra e all’ipotesi di truffa aggravata sta zitta” – conclude. “Leggo che la ministra Santanchè potrebbe dimettersi se rinviata a giudizio. La mia opinione politica su Daniela Santanchè come su molti ministri del Governo Meloni è un’opinione negativa: se si dimettono per ragioni politiche fanno benissimo a farlo. Se però le dimissioni si collegano al rinvio a giudizio – e pare che ci siano richieste da Fratelli d’Italia – ho una piccola domanda per FdI. Perché deve dimettersi Santanchè per un possibile rinvio a giudizio e non deve dimettersi Delmastro già rinviato a giudizio? Questo atteggiamento di due pesi e due misure è il tipico atteggiamento grillino”. Lo scrive nella e news il leader di Iv Matteo Renzi. Mentre si affida all’ironia Elly Schelin: “Avrei voluto vedere le faccette di Meloni”, dice diretta alla premier, quando da Bruxelles “avrà ricevuto la notizia che una ministra del suo governo è indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato”, dice la segretaria Dem, ricordando però che “per accuse meno gravi di queste ministri si sono dimessi, in Italia e in Europa”. “Consiglierei a Meloni di dedicare maggiore attenzione ai ministri accusati di aver truffato lo Stato” piuttosto “che infangare sindaci come Decaro”, dice anche il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, mentre Riccardo Magi di +Europa, pur rivendicando il garantismo, sottolinea come un addio della ministra le consentirebbe “di difendersi meglio nel processo” ma anche di non “creare imbarazzo nelle istituzioni” già trasformate “in barzelletta” per la sua “evidente incapacità politica”. A suo tempo, la scorsa estate, Meloni aveva chiarito da un lato che appunto, non basta un avviso di garanzia per far dimettere un ministro, dall’altro aveva sottolineato che la “complessa” vicenda era “extrapolitica” perché non riguardava la sua attività come ministro. E certo, ancora una volta bisognerà “vedere meglio”, dice un alto dirigente del suo partito, di cosa si tratti. Ma poi è la stessa Santanchè ad ammettere che dopo la decisione del Gup farà una “seria e cosciente valutazione in sede politica”, per “rispetto del governo e del partito”. Parole che vengono lette in ambienti politici anche come la possibilità di una riflessione sul passo indietro.

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