
Lo scorso 28 maggio l’appello di Elly Schlein a Giorgia Meloni: “La violenza di genere va fermata. Il problema culturale di questo Paese è che il patriarcato pervade la nostra società e ha attecchito anche tra i più giovani. Mettiamo da parte lo scontro politico e sediamoci a un tavolo”. Ieri (3 giugno) la foto di gruppo a Montecitorio con la segretaria del Pd assieme a Enzo Guida, sindaco dem di Cesa, nel giugno 2022 condannato in primo grado, e ancora sotto processo in Appello, per stalking e diffamazione aggravata ai danni dell’ex moglie. Il primo cittadino è tuttora imputato in un altro procedimento penale, giunto alle battute finali, per maltrattamenti in famiglia sempre ai danni dell’ex consorte. All’epoca dei fatti i due erano sposati.
In modo un po’ avventato, il selfie è stato postato sul suo profilo Fb dal deputato casertano del Pd Stefano Graziano, a margine della conferenza stampa, che si è tenuta ieri alla Camera, di presentazione della prima edizione del Festival Atellano promosso dai comuni di Cesa, Sant’Arpino, Succivo, Orta di Atella, Carinaro e Gricignano. La foto di gruppo, con in bella mostra la fascia tricolore cesana e il leader nazionale del Pd, ha suscitato un vespaio di polemiche a Cesa e nei paesi dell’Agro aversano. A tutti è parsa stridente la compresenza di Schlein e Guida, soprattutto per le nette prese di posizione del numero uno dem contro la violenza sulle donne. Una battaglia condotta dalla leader del Pd con convinzione e forza. “La repressione non basta, – ha sempre ribadito Schlein – serve la prevenzione”. Tutto giusto e pienamente condivisibile. Ma l’opinione pubblica è rimasta scioccata nel vederla nel Transatlantico assieme a Guida, condannato perché, tra l’altro, “ha provato a demolire la reputazione della moglie”.

Gli avvocati Teresa Manente ed Ilaria Boiano, difensori dell’ex consorte del sindaco di Cesa, hanno dimostrato nel corso del processo davanti al Tribunale Napoli Nord che, citiamo testualmente: “In una situazione di separazione, non è normale, ma costituisce reato costringere la moglie e i figli a vivere nella perenne situazione di ansia e paura per la propria incolumità, cercando anche di fare il vuoto sociale intorno alla coniuge attraverso una campagna di demolizione della sua reputazione e di quella di chi ha deciso di non girarsi dall’altra parte, ma di assicurare supporto e aiuto”. Ironia della sorte, l’avvocato Manente ha fatto parte, in qualità di consulente, della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, presieduta dalla senatrice Pd Valeria Valente, che da anni si è prodiga per portare la grave piaga all’attenzione del Parlamento, come dimostra la corposa e puntuale relazione conclusiva, redatta anche con il contributo del legale dell’ex moglie del sindaco di Cesa.
Nonostante la condanna Guida è sempre stato tesserato del Pd e si è ricandidato a sindaco nel settembre del 2020. Due anni prima, nel 2018, il gip aveva stabilito il divieto di avvicinamento all’allora moglie su richiesta della procura Napoli Nord. Successivamente nei confronti del sindaco sono stati disposti anche gli incontri protetti con i figli, a quanto pare, misura ancor in vigore per uno dei due. Non solo. Come già detto, è in corso un processo che vede imputato Guida per maltrattamenti in famiglia. Nello stesso procedimento è imputata per diffamazione aggravata l’attuale convivente del sindaco. Anche in questo processo parte lesa è l’ex consorte del primo cittadino.

Per carità, il caso Guida non depotenzia le sincere battaglie di Elly Schlein in difesa delle donne. Ma pone una questione etico-politica: perché in tutti questi anni un amministratore locale condannato e imputato per reati così infamanti non è stato sospeso dal Pd? Ci risulta che Guida fa ancora parte della platea degli iscritti 2024-2025. Un sindaco condannato per stalking e sotto processo per maltrattamenti in famiglia può rappresentare nelle istituzioni i dem, in prima linea contro la violenza di genere? È mai possibile che finora nessuno abbia sollevato un così evidente problema di opportunità politica? In occasione del nuovo tesseramento la senatrice Susanna Camusso, commissario provinciale dei dem casertani, ha tagliato diversi rami secchi. Lavoro egregio. Ma come mai non si è occupata di Guida? Le vicende giudiziarie del sindaco di Cesa avrebbero dovuto far scattare l’allarme rosso. Per di più ad altri iscritti per molto meno non è stata concessa la tessera. Siamo convinti che Schlein non sia a conoscenza di questa brutta storia, altrimenti sarebbe già intervenuta segnalandola alla commissione nazionale per il tesseramento e a quella di garanzia, deputata al rispetto del codice etico interno del Pd. Ci auguriamo che Camusso non ne sapesse nulla. Ma non ci mettiamo la mano sul fuoco.
Elly Schlein sostiene che per arginare la violenza sulle donne “la repressione non basta, serve la prevenzione”. Non vi è dubbio. Ma allo stesso tempo è fondamentale, anzi è consequenziale, che i partiti e la politica diano l’esempio selezionando con cura la classe dirigente e gli amministratori locali. Se Enzo Guida continuerà a far parte del Pd e si candiderà a sindaco di Cesa anche alle comunali del 2026 sotto la bandiera dem il segnale sarebbe devastante. Sarebbe la prova provata che alle parole non seguono i fatti. Che agli slogan non corrispondono i comportamenti. E che tra il dire e il fare in mezzo ci passa il mare. Quello dell’ipocrisia o, peggio ancora, della doppia morale.
Michele Apicella