Un raid pianificato, eclatante ma portato a termine con una precisione chirurgica. Un solo sicario, armato di una calibro 9, ed un complice ad attenderlo su uno scooter davanti al circolo ricreativo di via Fontanelle, al Rione Sanità, frequentato dagli uomini del clan Vastarella. Il tutto davanti a bambini che acquistavano granite da un vicino ambulante, in una strada affollata. L’obbiettivo era proprio il clan Vastarella, poco più di una banda di quartiere, al quale è stato mandato un segnale inequivocabile dalle nuove leve della camorra che tentano di farsi largo tra i vecchi clan egemoni decimati dagli arresti, come i Lo Russo, oppure in via di ritiro dopo anni di attività e dopo aver reinvestito i proventi delle attività criminali. “Non abbiamo elementi per pensare a scenari differenti di quelli in atto in altri quartieri della città – dice all’Ansa il Capo della Squadra Mobile di Napoli, Fausto Lamparelli – anche qui, come a Forcella, nuove bande cercano spazio, ma non si può parlare di un salto di qualità nella strategia dei clan”. Giuseppe Vastarella, 42 anni, ed il cognato Salvatore Vigna, 41, erano due elementi di rilievo nelle gerarchie criminali del clan. Gli investigatori non hanno dubbi sul fatto che fossero i bersagli designati del raid del 22 aprile. Il sicario entrato in azione in via Fontanelle, a poca distanza dal celebre cimitero della Napoli greca, indossava un casco integrale. I tre feriti nell’agguato, nessuno dei quali in gravi condizioni, ricoverati al “Cardarelli”, hanno fornito pochi elementi utili agli investigatori ed hanno affermato di aver pensato solo a cercare riparo durante la sparatoria. Il raid di ieri è peraltro arrivato dopo che la settimana scorsa la Polizia aveva assestato un duro colpo ad un altro clan attivo nel centro storico di Napoli, arrestando il 15 aprile il boss Carlo Lo Russo. La cosca omonima aveva dimostrato negli ultimi tempi di essere sempre più forte. Nella notte la Squadra Mobile ha eseguito perquisizioni ed ascoltato testimoni dell’agguato. “E’ ancora presto, però – dice Lamparelli – per formulare ipotesi sui mandanti dell’agguato”. Intanto, di fronte al nuovo gravissimo fatto di sangue, la Chiesa di Napoli sollecita interventi su fronti diversi da quelli della repressione, a cominciare dal disagio sociale. Il cardinale Sepe ha inviato ai parroci il testo di una preghiera da recitare durante le messe di domani nella diocesi. “Dio, illumina le menti malate di quanti, affiliati a quella camorra che non conosce la via del pentimento e della risurrezione, perseguono la via della morte”, è detto nel testo della preghiera. “Il presidio militare – che esiste pure nella zona della Sanità – può rappresentare solo una risposta parziale”, dice don Angelo Berselli, portavoce di ‘Un Popolo in cammino’. Il sacerdote chiede un intervento energico del governo e cita Totò: “Lui direbbe, ‘la somma dei morti fa il totale”’.

 

 

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