Avevano scelto la crociera in nave ”perche’ e’ la vacanza piu’ sicura e tranquilla nei mesi invernali”. Dopo che si e’ trasformata in un incubo, Francesco Santarpia, superstite della Costa Concordia con la moglie Valentina e la piccola Sofia di appena un anno, lancia un pesante atto di accusa nei confronti della societa’ armatrice.

Sotto accusa l’equipaggio e il personale di bordo della Concordia colpevoli a suo dire di non aver prestato soccorso. ”Ci siamo arrangiati da soli”, attacca Santarpia, 25enne di Anacapri in vacanza con altre due coppie di amici con bambini. ”Gia’ dalla partenza a Civitavecchia – racconta – non abbiamo avuto la minima informazione in caso di pericolo con un equipaggio quasi tutto formato da asiatici che non erano in grado di comprendere ne’ l’italiano ne’ l’inglese”. ”Fortunatamente – aggiunge il giovane – possiamo raccontare l’accaduto perche’ ci trovavamo al posto giusto nel momento giusto, al ponte 4, punto di raduno per le scialuppe di salvataggio, sulle quali siamo riusciti a salire dopo aver recuperato nelle nostre cabine i giubbotti di salvataggio. Ci siamo arrivati da soli perche’ abbiamo intuito il pericolo vedendo il fuggi fuggi generale di hostess e personale di bordo che gia’ indossavano il prezioso giubbotto”. Impossibile dimenticare quei momenti: ”Il nostro incubo – racconta il giovane superstite – e’ iniziato poco dopo le 21 quando insieme ai nostri amici e compagni di viaggio, tutti di Anacapri e tutti con figli piccoli, stavamo decidendo come trascorrere la serata. C’e’ stato un urto violentissimo, che ci ha riportato alla mente il Titanic. La vetrina di una gioielleria e’ andata in frantumi e un pesante totem e’ caduto. Contemporaneamente c’e’ stato un black out. Poi si sono accese le luci di emergenza e una voce dall’altoparlante a nome del comandante ha provato a rassicurarci dicendo che era tutto sotto controllo e che il guasto elettrico era in fase di riparazione. Un invito alla calma che siamo guardati bene dall’osservare”. Il giovane caprese racconta di aver vissuto veri e propri momenti di terrore: ”Nell’area della scialuppe – ricorda – si era formata un’incredibile calca, sempre senza nessuna informazione utile e senza assistenza da parte di nessuno. In quattro, con due bambini, siamo riusciti a salire a bordo di una scialuppa. Prima di calarla in acqua e’ arrivato un componente dell’equipaggio in abiti da cucina che si e’ messo al timone assieme a un altro inserviente. La stessa scena si ripeteva su tutte le scialuppe. Ho visto persone che si tuffavano in mare e bambini che urlavano con il terrore negli occhi. Poi finalmente in mare siamo arrivati al Giglio dove a terra, tra stupore e rabbia, abbiamo visto gia’ gran parte dell’equipaggio, marinai e ufficiali. Un fatto sconcertante e scandaloso – continua il giovane naufrago – anche perche’ a bordo delle nave c’erano ancora alcune migliaia di persone. Dopo mezzanotte ci siamo ricongiunti con l’altra coppia di amici e a terra la situazione si e’ completamente ribaltata. Abbiamo avuto tutta l’assistenza possibile, da isolani, giovani e anziani, medici, forze dell’ordine, protezione civile, una gara di solidarieta’ che ci ha fatto dimenticare l’abbandono subito sulla nave”. Un’ esperienza indimenticabile per la quale qualcuno dovra’ pagare: ”Ora che tutto e’ passato – conclude Santarpia – resta solo l’amarezza per come siamo stati trattati. Io e i miei amici abbiamo gia’ deciso di affidarci ad un legale per avviare le azioni nei confronti della Costa Crociere per tutti i danni che abbiamo subito e per averci lasciati soli in mare”.

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