Non siamo alla casa dei veleni, ma poco ci manca. Tutti i giorni nella vita quotidiana ognuno di noi produce una quantita’ di “rifiuti speciali”, trasformando le nostre case, secondo l’ Epa, l’ Environment Protection Agency, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, in un contenitore di veleni e rifiuti pericolosi , con una concentrazione addirittura superiore a quella che si trova nelle strade delle metropoli piu’ trafficate.

Cominciando dal primo mattino, il primo appuntamento con i veleni e’ nella stanza da bagno con i saponi e gli shampo non biodegradabili, per arrivare poi ai deodoranti spray che diffondono nell’aria composti organici volatili, potenzialmente tossici ed irritanti. Dal bagno alla cucina, dove il rifiuto speciale e’ in agguato nel caffe’, non in quello che si mette nella moka o nella “napoletana” di buona memoria ma nelle capsule di alluminio delle macchine automatiche. Un successo commerciale di questi ultimi anni con pesanti ricadute sull’ambiente. Nespresso, azienda leader in Italia nella produzione delle cialde di caffe’ espresso, sta provando a metterci rimedio con l’istituzione, dal luglio dell’anno scorso, di centri di raccolta delle cialde esauste. Ed e’ proprio in cucina che il “centro-veleni” casalingo trova la sua massima concentrazione: dal detersivo per lavare i piatti ai prodotti per la pulizia della casa, tutti contenenti solventi e sbiancanti potenzialmente pericolosi ed inquinanti. Anche quando si tratta di prodotti biodegradabili -ma la biodegradabilita’ non e’ mai totale- l’uso deve essere controllato evitando le dosi eccessive. Un’insidia anche dalle cene a lume di candela. Non (solo) dalla cena di per se ma dalla candela che bruciando diffonde nell’aria sostanze allergizzanti. Discorso a parte per l’olio della frittura. Utilizzabile come bio carburante, tanto che negli Stati Uniti, riporta il New York Times, sono sempre piu’ diffusi i casi di furti di olio nei ristoranti, in Italia se ne producono 280 mila tonnellate, pari a 5 chili a testa che ogni anno “restituiamo” all’ambiente, in gran parte sotto forma di residuo di fritture e quindi “ricco” di sostanze inquinanti. Potenziali rifiuti speciali sono anche tutti gli elettrodomestici, grandi e piccoli, con particolare riguardo ai telefonini ed ai loro accessori. Tutte le volte che si cambia il telefono, nonostante una normativa Ue che ne impone la normalizzazione, si cambia anche l’alimentatore: ebbene se e’ difficile trovare il negozio disposto a prendere indietro il telefonino vecchio (anche se sarebbe obbligato per legge) in cambio di quello nuovo, difficilissimo e’ trovare quello disposto a riprendersi indietro anche l’alimentatore. Un posto di riguardo tra le sostanze inquinanti e pericolose lo occupano i farmaci scaduti, le pile esauste e le lampadine a basso consumo, fortemente inquinanti, che vanno portate nelle “isole ecologiche” costituite dai comuni o riportate al negoziante, nel rapporto una nuova contro una vecchia. L’individuazione delle sostanze potenzialmente pericolose e’ stato un tema affrontato a piu’ riprese dal Parlamento Europeo che nel 2009 ha approvato una direttiva nella quale si dispone per una chiara e definitiva etichettatura per tutti quei prodotti potenzialmente pericolosi per l’uomo e per l’ambiente. Le etichette conformi al regolamento comunitario ed uniformate rispetto ai parametri Ghs(Globally harmonized system of classification and labelling of chemicals, fissati dalle Nazioni Unite nel 2002, devono riportare infatti disegni che specifichino chiaramente la pericolosita’ dei prodotti, dalla croce di Sant’Andrea per segnalare la tossicita’ acuta, al punto esclamativo per gli irritanti, un simbolo di corrosione nel caso di pericolo di lesioni oculari e via avvertendo. Le etichette devono anche informare sui rischi d’uso e su cosa si debba fare in caso si entri in contatto con le sostanze pericolose

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