Associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta ed alla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. E’ l’ipotesi di reato contestata nelle 40 ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione da parte dei finanzieri del Comando provinciale di Napoli impegnati nell’operazione “Dummies”. Tra i destinatari alcuni imprenditori ed affiliati ai clan camorristici Gionta di Torre Annunziata (Napoli) e La Torre di Mondragone (Caserta). Accertati 18 episodi di bancarotta fraudolenta e 13 di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avvenuti tra il luglio 2009 e il luglio 2011, per complessivi 39 milioni di euro.

Sono complessivamente quaranta i provvedimenti restrittivi emessi dal gip di Napoli ed eseguiti dai finanzieri del nucleo tributario del comando provinciale di Napoli; a diciotto persone concesso il beneficio dei domiciliari, nove sono gli ordini di custodia cautelare in carcere mentre altre tredici misure sono relative a restrizioni della liberta’ personale.

Complessivamente sono stati accertati 18 episodi di bancarotta fraudolenta e 13 di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avvenuti tra luglio 2009 e luglio 2011, per un totale di 146 persone a vario titolo coinvolte.

Il gruppo Catapano, holding dell’omonima famiglia di Ottaviano con sede al centro direzionale di Napoli, gia’ al centro di una indagine che ha portato nel marzo scorso a 14 arresti, in associazione con persone riconducibili ai clan Gionta di Torre Annunziata e La Torre di Mondragone, aveva creato una rete a servizio di titolari e amministratori di societa’ in difficolta’ finanziaria per pilotare i fallimenti, svuotando le aziende del patrimonio e lasciando scatole vuote di cui non era possibile ricostruire il volume d’affari.

I finanzieri del Gico di Napoli hanno continuato le indagini e monitorato dal maggio 2010 al novembre 2011 le societa’ del gruppo operanti nei settori finanza, consulenza aziendale, editoria, immobiliare e merchant banking con sedi a Napoli e a Milano, ottenendo risultati che hanno spinto il gip del tribunale di Padova (competente perche’ il primo caso di bancarotta fraudolenta accertata e’ in quel territorio )a emettere misure cautelari nei confronti di 40 persone, 18 delle quali indate per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e alla sottrazione fraudolenta del pagamento delle imposte. In carcere 9 persone, benefici dei domiciliari per 13 persone e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per 18 persone. Accertati 18 episodi di bancarotta fraudolenta e 13 di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte tra luglio 2009 e luglio 2011, che hanno coinvolto 146 persone, con distrazioni patrimoniali per 9,5 mln ed evasione per 5,5 mln.

Le imprese italiane del gruppo Catapano, che fanno capo ai fratelli Giuseppe e Carmine Vincenzo, nonche’ a Gerardo Antonio, figlio di Giuseppe, erano collegate a due societa’ di diritto anglosassone (Victoria Bank ldt. e Telegraph road ltd.) con sede in un box office nell’ufficio postale di una contea sud-orientale inglese, il Surrey, risultate poi inattive e prive di struttura organizzativa, tanto meno autorizzate a svolgere attivita’ bancaria o finanziaria in Italia o nel Regno unito; ma anche a due associazioni dichiarate al fisco come onlus senza averne titolo, l’I.E.C. (Istituto europeo commerciale) di Napoli e l’O.P.E. (Osservatorio parlamentare europeo) con sedi a Napoli, Roma e Bruxelles. Propio l’O.P.E., dicono gli investigatori, veniva utilizzato da Giuseppe Catapano, che ne era presidente, per accreditarsi con imprenditori e rappresentanti istituzionali, spesso arrivando agli appuntamenti con auto blu, autista e lampeggiante. In pratica, il gruppo forniva a imprenditori sull’orlo del crac un servizio di svuotamento dell’attivo dell’azienda, che veniva fatto confluire in good company soprattutto estere e create ad hoc; di cessione dell’azienda, rimasta solo con i debiti verso il fisco e verso fornitori, a societa’ non operative con sedi fittizie e amministrate da prestanome, rendendo impossibile la riscossione di crediti e imposte evase; di distruzione di tutta la documentazione amministrativa e contabile delle societa’.

A fronte di questo, il gruppo ha guadagnato 24 milioni di euro, fatti passare come prestiti partecipativi, parcelle per consulenze e corrispettivi per intermediazioni finanziarie, somme dirottate sulle due societa’ inglesi. L’azione di distrazione del patrimonio aziendale veniva compiuta con fittizie cessioni di rami d’azienda, fitti di rami d’azienda, costituzione di societa’ di diritto anglosassone o Gruppi economici di interesse europeo. Prestanome cui intestare le bad company erano pregiudicati nullatenenti reclutati nei due clan.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui