Ha scontato, di fatto, una condanna preventiva di quasi un anno di carcere per le infamanti bugie dei collaboratori di ingiustizia, com’è giusto chiamarli. Ma finalmente è finito il calvario del consigliere regionale Enrico Fabozzi, tornato in libertà per l’assoluta mancanza di prove a suo carico.

L’ex sindaco di Villa Literno fu arrestato il 15 novembre 2011 con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica, corruzione, voto di scambio e riciclaggio (capo di imputazione bocciato dal Riesame).

Alla prima ordinanza seguì una seconda, emessa il 29 novembre, con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta. I fatti risalgono al 2003, quando era sindaco di Villa Literno. La Cassazione ha annullato entrambe le ordinanze (la prima lo scorso 26 aprile, la seconda il 28 settembre), accogliendo in toto i ricorsi presentati dagli avvocati Mario Griffo e Umberto Del Basso De Caro, i quali hanno demolito l’intero impianto accusatorio dei pm della Dda napoletana, basato sulle dichiarazioni, campate in aria e senza alcun riscontro, di collaboratori di ingiustizia bugiardi e inattendibili.

Da quel tragico 15 novembre 2011, Fabozzi è stato recluso nel carcere di Secondigliano per 11 mesi e 6 giorni. Una lunga e ingiusta detenzione, resa ancora più inaccettabile e ingiustificata, alla luce delle motivazioni delle sentenze emesse dalla Suprema Corte.

I giudici della Cassazione, infatti, hanno rigettato tutte le accuse per la totale e palese inattendibilità delle dichiarazioni dei pentiti; dichiarazioni – ha sentenziato la Suprema Corte – assolutamente discordanti e prive di qualsiasi riscontro oggettivo.

In altre parole, secondo la Cassazione i collaboratori di (in)giustizia hanno raccontato una serie di fandonie che hanno infangato una persona e un politico, come Fabozzi, di specchiata moralità e onestà.

“Dopo un lungo tempo finalmente respiro – ha detto il consigliere regionale appena uscito dal carcere – la scarcerazione mi consentirà di difendermi nel processo da uomo libero, come ho sempre auspicato, inoltrando anche richiesta in tal senso alla DDA che però non mi ha mai ascoltato. Comunque continuo a rispettare il lavoro dei magistrati anche se sono stato danneggiato. In carcere c’era la mia carcassa, ma il cervello è rimasto sempre integro”.

Ma ora la verità è venuta a galla e l’incubo dell’ex sindaco di Villa Literno è finito. Ma quello che forse conta ancora di più è che una persona innocente finalmente non è più in carcere.

Mario De Michele

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