Trenta anni di carcere: dopo ore di requisitoria, è questo che i pm Rosa Volpe e Luigi D’Alessio hanno chiesto per Danilo Restivo. Colpevole, dunque, per l’accusa. E’ lui, “brutale assassino”, ad aver ucciso 18 anni fa Elisa Claps.

E se, nel corso della prima udienza del processo che lo vede unico imputato per la morte di Elisa e che si sta svolgendo con rito abbreviato, non è stato chiesto l’ergastolo, é solo perché altri reati a suo carico sono ormai prescritti. Massimo della pena, dunque. Il massimo possibile. E c’é di più. Per la prima volta la Chiesa è stata chiamata in causa in un’aula del Tribunale. Con un aggettivo, “negligente”, che pesa. Il Gup Elisabetta Boccassini lo ha detto, senza se e senza ma. Quando stamattina, nell’udienza a porte chiuse, si è trovata tra le mani la richiesta avanzata dalla Diocesi di Potenza di costituzione di parte civile, l’ha esaminata, ritirandosi in Camera di Consiglio, per oltre un’ora.

Poi il no, secco. E la spiegazione, riferita da Donatello Cimadomo, legale della Diocesi di Potenza, è questa: il corpo di Elisa è rimasto in quel sottotetto per tanto tempo, questo vuol dire che c’é stata “mancata diligenza nel controllo e nella gestione dei locali”. Non solo, la richiesta è stata respinta, ha spiegato ancora Cimadomo, perché il giudice “ha riscontrato una potenziale conflittualità con le nuove indagini in corso sul ritrovamento del cadavere”. “I pubblici ministeri non avevano manifestato alcuna opposizione alla richiesta di costituzione – ha ancora detto il legale della Diocesi – e hanno dato atto delle nuove indagini in corso”.

Indagini, dunque, che cercheranno di far luce sul ritrovamento, sull’occultamento, sui depistaggi, su quelli che Gildo Claps ha definito “inquinamenti e stratificazioni”. Insomma anche su chi, Restivo, in tutti questi anni lo ha aiutato. Come sempre, oggi, seduta nell’aula del Tribunale di Salerno c’era mamma Filomena, ancora una volta costretta a rivivere 18 anni di agonia. E’ apparsa provata, più volte. E su una cosa non ha espresso alcun dubbio: “Questo processo non fa giustizia a Elisa” perché “da questo rito abbreviato non può uscire quello che desideravo, la vera verità, chi ha aiutato Danilo”.

Per oltre sette ore è durata la requisitoria del pm Rosa Volpe. Ha parlato anche dei depistaggi, dall’Albania dove qualcuno aveva sostenuto di averla vista, alla testimonianza di Giuseppe Carlone che disse di aver visto Elisa alle ore 13.45 del giorno della scomparsa, mentre la Procura sostiene che a quell’ora Elisa era stata già uccisa. E ancora, la personalità disturbata di Danilo e il suo alterato rapporto con il genere femminile, “lucido e razionale durante il delitto”. Il pm Volpe ha citato un episodio non noto, la testimonianza fornita, dopo il ritrovamento del cadavere di Elisa, da due sorelle di Potenza che hanno raccontato che già nel 1992 Restivo provò a portarle nel sottotetto con la “scusa” di consegnare un regalo.

E poi, il magistrato salernitano, più volte, ha definito Restivo “brutale assassino”, e ha chiamato in causa le perizie, smontando innanzitutto quella del perito medico-legale Vincenzo Pascali che sostenne di non aver trovato sui resti del corpo di Elisa il Dna di Restivo. Accolte le richieste di costituzione di parte civile del Comune di Potenza e dell’associazione Telefono Donna. Oggi, al Tribunale di Salerno, c’era anche Vito Eufemia. Poliziotto per una vita, oggi in pensione, fu proprio lui, il giorno dopo la scomparsa di Elisa ad andare a casa di Danilo e fu lui che avrebbe dovuto effettuare la perquisizione a casa di Restivo se fosse arrivato il via libera della Procura. Ha sempre sostenuto che il colpevole fosse Restivo. “Sono venuto per stare vicino alla famiglia, per dare ai Claps la mia solidarietà”.

Che cosa è successo in questi 18 anni? “Depistaggi, troppi. Speriamo sia arrivata l’ora della giustizia”, dice Eufemia. Soddisfazione è stata espressa per la richiesta dei pm dalla famiglia Claps. “Ce l’aspettavamo”, ha ribattuto il legale di Restivo, Mario Marinelli, che stamattina aveva detto che il suo assistito spera “di avere giustizia almeno in Italia”. Il processo continua giovedì, e dovrebbe terminare venerdì con la sentenza.

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