Commissariati anticamorra come “stalle”. Poliziotti costretti a vivere in uffici “in stato di totale abbandono in termini di pulizie” nei quali sono “violate le più elementari norme della legge 626 sulla sicurezza nei posti di lavoro”

. Accade nel Casertano, terra di Gomorra, quartier generale della Polizia di Stato della lotta al clan dei Casalesi. È qui il posto che il ministero dell’Interno ha elevato a esempio (il cosiddetto “modello Caserta”), di come si combatte la malavita organizzata e di come – sono le parole del ministro Maroni pronunciate nel 2009, all’indomani della strage di Castelvolturno nella quale i camorristi trucidarono 6 senegalesi – “lo Stato deve riaffermare la propria presenza sul territorio”. Ma è in questo contesto di frontiera che si registra la ribellione degli agenti, che insorgono contro il ministero dell’Interno che li “ha abbandonati” al loro destino, lasciandoli in mezzo a “spazzatura, disordine e sporcizia”, “in locali disastrati” come quelli del posto fisso di polizia di Casapesenna e della Squadra Mobile di Casal di Principe, la città indicata dallo scrittore Roberto Saviano come il “cuore” del clan dei Casalesi. La denuncia, senza precedenti in Italia, viene dai sindacati di polizia (in particolare dal Siap) ed è stata rivolta direttamente al prefetto di Caserta. “Metà questura – denuncia in Prefettura il segretario provinciale Siap, Silvio Iannotta – e l’80 per cento dei commissariati del Casertano versano in una situazione di degrado diventata intollerabile per l’inesistenza delle più elementari regole d’igiene dei locali”. “Da diverse settimane – si legge ancora nella denuncia – non si effettuano più pulizie in taluni uffici. Ciò provoca un estremo disagio non solo per gli agenti che vi devono lavorare, ma anche per gli utenti che, recandosi in questi uffici, sono pervasi da un sentimento di chiaro imbarazzo per la disattenzione della legge 626”. La denuncia al prefetto dei sindacati di polizia trae forza dalle relazioni tecniche del Servizio di prevenzione e Protezione della Questura che da due anni a questa parte ha effettuato decine di sopralluoghi corredati da centinaia di fotografie. Immagini che dimostrano come l’80 per cento dei commissariati in terra di camorra, in quel “modello Caserta” fiore all’occhiello di Maroni, da Aversa a Marcianise, da Sessa Aurunca a Castelvolturno, da Casal di Principe a Casalpesenna (ma anche metà della stessa Questura di Caserta), si trovino “in condizioni scadentissime”. Fili elettrici scoperti, uffici trasformati in depositi di immondizia, sedie rotte, bagni inagibili, muri scrostati, autorimesse diventate discariche, macchie di olio, scatoloni ammucchiati alla rinfusa, batterie rotte, pezzi di computer, infissi rotti abbandonati, faldoni giudiziari rosi dall’umidità. E poi mucchi di spazzatura ovunque, muffa, ruggine, incrostazioni, disordine, aria resa insalubre dalla mancanza di finestre, presenza di insetti, di topi. Una vetrata andata in frantumi per una sparatoria avvenuta 9 anni fa non è mai stata sostituita. Secondo i verbali redatti dal responasbile del Servizio di prevenzione, dottor Aldo Poli, e dal Medico competente dottoressa Alessandra Zibella, ad Aversa, ad esempio – dove si nascondeva il boss Michele Zagaria – “gli alloggi collettivi di servizio del commissariato sono assolutamente inadeguati”. “L’ambiente è insalubre – si legge ancora nella relazione del 29 marzo scorso – per uno scadentissimo livello delle pulizie, per la presenza di servizi igienici deficitari, incrostati e malfunzionanti, per vistose infiltrazioni di umidità e per la presenza di materiale lettereccio e di arredo accantonato nei corridoi”. A Castelvolturno, teatro della strage del 18 settembre 2008, “le condizioni igienico sanitarie in cui versa la struttura di polizia – scrivono i dottori Poli e Zibella – risultano seriamente compromesse. Il livello delle pulizie nei bagni e negli spogliatoi è assai deficitario”. E poi: “L’autorimessa versa in totale stato di abbandono. E l’inferriata sovrastante il cancello automatico di ingresso, causa presenza di ampie zone di ruggine, è a forte pericolo di crollo”. Nella Questura di Caserta, annotano i due ispettori, “nell’autorimessa le condizioni igienico sanitarie sono pessime. Nel magazzino vestiario l’aria è pesante e l’ambiente insalubre per chi vi lavora. I locali della Scientifica presentano criticità per l’inquinamento dell’aria. L’armeria non ha un idoneo impianto antincendio. Gli infissi del magazzino Immigrazione sono sudici. Il pavimento dell’Urp è in condizioni igieniche scadentissime, le condizioni igienico sanitarie dei bagni vicino all’ufficio Immigrazone sono imaccettabili”.

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