Il successo dell’Italia sulla Spagna (2-1) genera indicazioni importanti. Psicologico: battere i campioni del mondo in un momento un po’ moscio del nostro calcio è iniezione di fiducia. Tattico: il calcio dei ‘piccoli’ voluto da Prandelli, soprattutto quando è praticato ad energie fresche, può mettere in difficoltà anche difese smaliziate di buon livello tecnico.

Atletico: ad agosto eravamo abituati a prestazioni decisamente meno brillanti. Altro fattore da evidenziare, la grande considerazione data dagli spagnoli alla gara: l’intenzione degli uomini di Del Bosque era di evitare la serie di sconfitte, sia pur in amichevole, iniziata con Argentina e Portogallo, e invece… Anche se Prandelli si è affrettato a smentire la teoria, l’Italia se non gioca proprio alla spagnola, ne trae quanto meno una certa ispirazione. Rispetto alle Furie Rosse c’è meno possesso palla, ma la ricerca della verticalizzazione è costante. Palla bassa per il tandem brevilineo Cassano-Rossi, sostenuto da Montolivo, chiamato anche al ruolo di neutralizzazione del fosforo spagnolo: non c’è Xavi, ci pensa Xabi Alonso a distribuire gioco. Molto meglio l’Italia nel primo tempo. C’è una maggiore rapidità di azione, una buona circolazione con tante situazioni interessanti. E’ Criscito la chiave tattica dell’inizio degli azzurri. A parte una botta di sinistro che stampa la palla sul palo, l’ex genoano vince nettamente il duello a distanza con Iraola. Lo spagnolo, giunto al termine di una trasformazione – da ritoccare – da ala a esterno difensivo, lascia troppi spazi. Montolivo e Rossi vi si inseriscono a meraviglia, ma mentre il primo trova il colpo morbido per la rete del vantaggio, ‘Pepito’ trova la prontezza di Casillas. Non tradisce neanche l’attesissimo Cassano, promosso capitano per volere della squadra davanti alla sua gente: la migliore occasione il barese la costruisce con una abile protezione di palla, ma sul destro ad incrociare Casillas mostra la sua classe. Molta più Italia, ma la Spagna trova comunque il pari: Llorente e Chiellini si fronteggiano a suon di trattenute, l’arbitro tedesco Brych vede solo quella dell’azzurro e assegna un rigore discutibile che Xabi Alonso trasforma. La ripresa è meno inquadrabile per il solito discorso della girandola di sostituzioni. La Spagna ha più qualità, e man mano che entrano in campo gli uomini dalla panchina (per tutti basta citare l’ingresso di Villa) ed il ritmo diminuisce, il possesso palla dei campioni del mondo prende il sopravvento. Non arriva il vantaggio delle furie rosse perché, almeno stavolta, Llorente è la nota stonata in una sinfonia di livello. Il potente attaccante non concretizza un ottimo invito di Villa, e nel finale si ‘incarica’ anche di stoppare una botta a colpo sicuro di Mata. L’Italia sembra accontentarsi, forse deve farlo, ma Aquilani trova il destro che, aiutato da una deviazione di Javi Martinez, beffa Victor Valdes. Il potenziale della Spagna è tutto nella veemente reazione: pochi minuti bastano a Villa e Silva per sfiorare il pari al termine di giocate molto articolate. Balotelli, buon impatto sulla gara, cerca il tris sul filo di lana fallendo di poco.

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