Hanno provato ad opporsi a quella somma ‘da capogiro’, ma dovranno rassegnarsi a pagare, ammesso che i soldi vengano effettivamente trovati. Da Calisto Tanzi in giu’, i condannati in primo grado nel processo sul crac Parmalat, con l’unica eccezione di Sergio Erede (membro del cda di Parmalat finanziaria dal ’91 al 2000, condannato a un anno e mezzo per bancarotta semplice e non fraudolenta come gli altri), dovranno sborsare in solido due miliardi alla Parmalat in amministrazione straordinaria, oltre al 5% del valore nominale di azioni e obbligazioni, corrispondente a circa 30 milioni, se si considerano le 35.000 parti civili costituite.
Lo riferisce la Gazzetta di Parma: la terza sezione penale della Corte d’ appello di Bologna ha rigettato il ricorso presentato dai difensori per la sospensione della provvisionale immediatamente esecutiva che era stata stabilita dal tribunale di Parma nel dicembre 2010, quando condanno’ 15 dei 17 imputati. Ora i prelievi forzosi potranno procedere, anche se andra’ chiarito come reperire questi soldi, poiche’ spesso beni e capitali sono intestati o cointestati a familiari. La Corte, facendo riferimento al buco da quasi 14 miliardi dell’ex multinazionale di Collecchio, ha rilevato che la quantificazione della provvisionale ”e’ stata operata in misura decisamente prudenziale rispetto all’entita’ complessiva del danno”. Intanto il 12 dicembre a Bologna, davanti allo stesso collegio, presieduto da Francesco Maddalo, che ha rigettato la richiesta di sospensione della provvisionale, prendera’ il via il processo d’appello per il crac nei confronti di amministratori, consiglieri e sindaci dell’ex gruppo Parmalat, a partire da Calisto Tanzi (che sta scontando in carcere a Parma la condanna definitiva a otto anni e un mese per aggiotaggio). Sono state gia’ fissate altre tre udienze fino al 20 dicembre, ma e’ probabile che la sentenza arrivi a gennaio.