Due versioni decisamente contrastanti. Due storie diverse, quelle sulla morte del quasi diciassettenne Davide Bifolco. E cioè: ferito a morte da un colpo partito accidentalmente da una pistola d’ordinanza, secondo i carabinieri. E invece: speronato e poi ucciso con un colpo sparato ad altezza uomo, al cuore, secondo la famiglia che parla, dunque, di omicidio. Secondo i carabinieri è ansata così: in tre, senza casco e a bordo di uno stesso scooter, stavano percorrendo viale Traiano, angolo via Cinthia, quando i militari, dopo aver riconosciuto a bordo del mezzo un 23enne che aveva violato i domiciliari e che, dunque era latitante da febbraio scorso, hanno intimato l’alt. I tre non si sono fermati ed è iniziato l’inseguimento. I ragazzi ad un certo punto hanno rallentato la marcia, sono stati urtati dall’auto dei carabinieri. Il latitante, che è della zona, è riuscito a scappare a piedi, ed ancora ora è in fuga e ricercato. Gli altri due sono stati bloccati: si tratta di Salvatore Triunfo, 28 anni, precedenti per furto e danneggiamento, e Davide, incensurato. É in questa fase che è partito un colpo accidentalmente dalla pistola del carabiniere. Davide è stato soccorso, trasportato all’ospedale San Paolo ed è morto. La famiglia Bifolco, invece, e amici testimoni chiamano in causa altro. I tre non si sono fermati all’alt dei carabinieri per paura, visto che lo scooter non era assicurato. Sono stati inseguiti, già a partire da via Romolo e Remo. Un’auto dei carabinieri, pur di bloccarli, si è immessa in un’altra strada e, proveniente dal senso opposto, ha speronato lo scooter. I tre sono caduti. Il latitante è scappato a piedi mentre, secondo amici dello stesso Davide che erano su un altro scooter accanto a lui, il carabiniere ha puntato l’arma ad altezza uomo e non in aria e ha sparato. Davide, già gravemente ferito, è stato ammanettato con la faccia riversa nella terra dell’aiuola e secondo la famiglia è morto sul colpo, già prima di arrivare in ospedale.


 

 

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