Traffico illecito di rifiuti speciali: è l’accusa con la quale sono stati arrestati Pier Luigi Accornero e il figlio Massimo, rispettivamente presidente del cda e amministratore della omonima società, dagli uomini della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato di Benevento in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta dei magistrati della Dda e della Sezione criminalità ambientale della Procura di Napoli. Secondo quanto sostengono gli inquirenti, il traffico illecito organizzato di ingenti quantitativi di rifiuti speciali (residui della lavorazione di fanghi di argilla) risulterebbe collegato all’esercizio dell’attività di impresa degli Accornero autorizzata, sin dal 1999, dal Corpo delle Miniere del Distretto di Napoli, allo sfruttamento del sito minerario di rocce feldspatiche in località Battaglia nel comune di Castelpagano (Benevento). Le indagini, che si sono protratte per oltre un anno, hanno posto in evidenza come l’impresa degli Accornero, dopo aver svolto la lavorazione dei minerali estratti, presso lo stabilimento industriale (facente capo a loro stessi e ubicato nel comune di Riccia, in provincia di Campobasso) provvedeva a trasferire i rifiuti speciali, derivanti dal processo produttivo – secondo l’accusa – sversandoli abusivamente nel territorio beneventano sia in terreni di privati, sia presso un ex cava e, negli ultimi tempi, anche nella miniera di Castelpagano, in violazione della normativa concernente la tracciabilità dei rifiuti.


 

 

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